martedì 21 dicembre 2010

"Il libro non verrà mai meno"

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"Non raramente l’entusiasmo suscitato nei più dai rapidi progressi tecnici dell’informazione ‘multimediale’ suggerisce facili previsioni della scomparsa dei libri a stampa …
Ma quei ‘molti’, tra quali non mancano tanti che scrivono ma non leggono o leggono male, fanno della previsione un gioco, dimenticando che gli autentici mànteis divinavano – come Epimenide – ‘non già sulle cose future ma su quelle passate e oscure’: vale a dire che illuminavano l’avvenire con l’interpretazione del passato e, devoti a Mnemosyne, confidavano nell’intima reminescenza della divina patria dell’anima. Ed è appunto la riflessione sul passato che induce a negare che i multimedia possano mettere al bando i libri …
L’errore di chi prevede la fine del libro è nel pensare che una di queste forme di comunicazione elimini quelle che l’hanno preceduta: esse in realtà convivono, alcune più altre meno adottate…
Che le tecniche multimediali forniscano un sussidio di molta utilità e ormai indispensabile, sappiamo tutti; ma le immagini di un testo che compaiono su uno schermo, ripetibili solo col ricorso a un intermediario meccanico, non possono dare allo studioso l’aiuto e le suggestioni che egli ottiene dalla lettura e rilettura di un libro, o da una reiterata consultazione di esso alla ricerca di lumi e di dati; né il video può sostituire l’amica assistenza di un livre de chevet. E poi, chi vorrebbe vedere monotone file di scaffali colmi di cassette e compact discs prender il posto delle ordinate ma ineguali file di libri che ricoprono le pareti di secolari biblioteche europee, dove lo studioso si sente lontano dal tumulto del mondo e può concentrarsi in rievocazioni e pensieri?
Il mondo antico e ancor più il moderno hanno visto formarsi biblioteche cospicue ed insigni, presso reggie e monasteri, in sedi universitarie e in grandi palazzi privati. Non poche di esse si sono dissolte e sono state distrutte: le più dalla guerra e dal fanatismo religioso … Certo la materia fragile e combustibile di cui sono fatti i nostri libri, come già i volumina alessandrini, si è dimostrata – in un’età in cui le applicazioni tecniche dei progressi scientifici hanno avuto un enorme sviluppo, specialmente nelle distruttrici industrie belliche – più resistente dell’argilla, della pietra e del metallo: quando, ovviamente, è portatrice di idee.
V’è dunque ragione di sperare che, quali che siano le future invenzioni, il libro, come specchio privilegiato dello spirito creatore di civiltà, continui a percorrere i secoli avvenire con la sua perenne missione di testimone della storia"



(La città e la parola scritta, a cura di Giovanni Pugliese Carratelli, Milano, Libri Scheiwiller, 1997, pp. 465 -466)






mercoledì 20 ottobre 2010

"Angeli del fango" e Angeli dei Libri

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[ Messaggio già (inutilmente) inviato a AIB-CUR, lista di discussione internet dei bibliotecari italiani ]
A: AIB-CUR@LIST.CINECA.IT
Data: 30/10/2007 12:11
Oggetto: Gli Angeli dei Libri
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Testo inviato dal Gruppo Biblaria
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Si avvicina l'anniversario degli "Angeli del fango".
Quei giovani che nel 1966 accorsero in massa a Firenze per liberare dal fango dipinti, sculture, chiese e monumenti, guardandosi indietro potranno essere orgogliosi di se stessi e sentire di aver fatto la cosa giusta. Ma non tutti, non gli "Angeli dei Libri", coloro che - superficialmente - con quello stesso spirito violarono "impropriamente" le biblioteche storiche fiorentine per cercare di salvare i Libri. Con il senno di poi quegl'angeli avranno capito di aver sbagliato. Oggi anche loro sanno che i beni culturali e - con essi - i rispettivi angeli, non sono tutti uguali. Anzi, possiamo dire - e la "scienza" della biblioteconomia in questo ci conforta - che è soprattutto colpa loro se oggi gli utenti potenziali delle biblioteche sono confusi, non sanno orientarsi nella "rete bibliotecaria" che i bibliotecari predispongono per loro e non sanno distinguere tra una biblioteca e l'altra. E' colpa loro se le biblioteche storiche sono invase da "utenza impropria" che le costringe a svolgere "funzioni improprie". Ognuno di loro all'epoca avrebbe dovuto chiedersi che tipo di angelo è ed affannarsi a salvare i libri adatti alla propria "casta" culturale. Invece si lanciarono nel fango senza starci tanto a riflettere! Da allora, sulla scandalosa emergenza dell'utenza "impropria" nelle biblioteche storiche, la biblioteconomia si è affannata con pagine e pagine. Ma dopo quell'esempio sciagurato non si è più riusciti a risistemare le cose.
Da ultima è la direttrice della Nazionale di Firenze (allora invasa da "angeli" di tutti i tipi) che prova a spiegare a tutti che le biblioteche non sono tutte uguali e che ognuna dovrebbe "fare ciò che sa fare meglio" (IN: "Vincere facendo rete", 2007, p. 42) . Applicato al "sistema" delle biblioteche - ci spiega sintetizzando la migliore "scienza" biblioteconomica - ciò vuol dire che, ad esempio, la Nazionale di Firenze non dovrebbe solo catalogare i libri che "conserva" gelosamente, ma controllare che tutti i bibliotecari in Italia che catalogano seguano le regole dettate, appunto, dalla Nazionale. Affiancandolo alla spina nel fianco dell'utenza impropria, per ogni biblioteca della rete il motto "fare ciò che si sa fare meglio" vuol dire scegliersi gli utenti e contrastare un accesso di cittadini indifferenziato al "Sapere" custodito dalle biblioteche storiche. Questo ci insegna la biblioteconomia. Per questo chi lo capisce, chi non si limita a sollevare polemiche sterili ma, come i bibliotecari, studia ed approfondisce i problemi della "circolazione dell'informazione" oggi, sa che gli utenti che si lamentano delle restrizioni di orari e servizi nelle biblioteche storiche sono solo persone ignoranti (che non hanno studiato la "scienza" della biblioteconomia), come lo sono quel manipolo di bibliotecari che - giustamente ignorati in questo numeroso Gruppo di discussione tra esperti di biblioteconomia - solo un anno fa hanno scritto:
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«Quanti dei coetanei di oggi di quegli "angeli del fango" che allora sottrassero alla scomparsa libri antichi, rarissimi esemplari e manoscritti unici, potrebbero oggi accedere alle biblioteche cui li restituirono? E in che modo sarebbero accolti? La risposta è inquietante. ... il patrimonio culturale ci appartiene – a tutti e a ciascuno – come specie umana. Tutti i fatti che lo riguardano ci riguardano, perché si tratta dei nostri "beni culturali". ... Al di là di ogni odierna celebrazione lo spirito degli Angeli del fango è stato tradito. O mai davvero capito e accettato? Sarebbe ancora peggio».
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Pubblicato sul Bibl'og! di Bibl'aria in:
http://biblaria-blog.splinder.com/post/9784173#9784173
e
http://biblaria-blog.splinder.com/post/9829248#9829248
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Sono questi gli esempi che rovinano l'immagine sociale della "professione"! Si possono giustificare gli utenti, ma come fanno dei bibliotecari a non sapere che neanche gli angeli sono tutti uguali?!?

Un ringraziamento agli Angeli del fango, a tutti gli angeli del fango.
.Berardino Simone, Firenze
dinosimone@virgilio.it

"UGUALE PER TUTTI La legge! ... è ... dev'essere ... speriamo che sia ... dobbiamo fare in modo che sia ...".IN, http://toghe.blogspot.com/

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mercoledì 25 agosto 2010

Portiamo il patrimonio librario, finalmente, tra i Beni Culturali ! (..ed i "professionisti dell'informazione"??)


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[ Regio decreto 28 ottobre 1885, n. 3464. Art. 163. Nei giorni destinati al pubblico servizio, ogni biblioteca stará aperta almeno sei ore consecutive, senza contare quelle della lettura serale.
Il ministero provvederá affinché, nelle cittá dove sono piú biblioteche, gli orari di esse siano disposti per modo da permettere la massima durata della lettura pubblica ... ..

Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n.
165 - "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche"Titolo I - PRINCIPI GENERALI - ... Articolo 2. Le amministrazioni pubbliche ... ispirano la loro organizzazione ai seguenti criteri: a) funzionalità rispetto ai compiti ... e) armonizzazione degli orari di servizio e di apertura degli uffici con le esigenze dell'utenza ... http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/01165dl.htm .. .. ]
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È passato anche Ferragosto 2010 : Musei e Luoghi archeologici sono rimasti aperti (e, come ogni anno, sui giornali interviene chi pensa che si potrebbe fare ancora di più; ad es. :
«Uffizi aperti di notte». Firenze rilancia. QUI :
http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/19/Uffizi_aperti_notte_Firenze_rilancia_co_9_100819056.shtml ).
I dipendenti Pubblici del settore Beni Culturali a Ferragosto erano a lavoro, per garantire ad un pubblico più vasto possibile la “fruizione” dei Beni Culturali. Le Biblioteche, invece, erano chiuse : ormai, nessuna sorpresa.
Definire oggi i bibliotecari italiani dipendenti pubblici e operatori del settore Beni Culturali, infatti, non sarebbe corretto, sarebbe anacronistico. I bibliotecari, prima di tutto, non sono più “dipendenti” pubblici : sono “professionisti”, quindi lavoratori “autonomi” nel regolamentare il proprio lavoro : i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Poi, non sono più operatori dei numerosi, pesanti e polverosi oggetti fisici “libri”, ma della immateriale “informazione”. A rigore, lo stesso termine biblio-tecari è anacronistico perché quelli di oggi sono info-tecari; ancora meglio, monitor-tecari : chi lavora in biblioteca si occupa di tutto (e solo) ciò che appare sul video di un pc, ed è gestibile con un mouse. Inclusa la pagina face-book della info-teca, quindi, ma escluse le raccolte librarie abbandonate in biblio-teca. L’informazione circola gratuitamente sul web, per cui non è più necessario che le biblioteche si sforzino di restare aperte (se mai in Italia lo sono state) nelle ore più comode ad un pubblico più vasto possibile, per permettere la fruizione del “vecchio” libro.
Resta certo il problema di come orientarsi in quell’eccesso di informazione che è il web, per chi ha problemi a capire cosa siano google e you-tube (il famoso problema sociologico del “digital-divide” che, a quanto pare, sta travolgendo l’Italia e che alimenta la retorica della “mission” della info-teca .. http://www.aib.it/aib/corsi/c06h.htm ….), per cui la funzione del monitor-tecario è comunque insostituibile (ed il relativo stipendio mensile è comunque assicurato). Per questi problemi, però, basta mandare una e-mail alla info-teca il venerdì, e-mail che il monitor-tecario leggerà (dopo il meritato riposo del week-end lungo) il lunedì, entro le 14:00, e così il pubblico avrà una risposta “su misura”.
Ci sono poi quelli che ancora confondono “informazione” con “libro”, per i quali rimane aperto il Servizio Prestito (solo la mattina o al massimo fino al primo pomeriggio feriale, esclusi sabati e domeniche), ma si sta lavorando perché anche per questo pubblico entrare in biblioteca in cerca di libri da leggere diventi una cosa inutile e, per il prossimo futuro, il monitor-tecario promette di mandarci via e-mail la copia digitalizzata del testo (probabilmente con un limite massimo di richieste possibili per ogni info-utente…). Naturalmente, anche gli aggiornamenti per e-book ci arriveranno dal lunedì al venerdì, entro le 14:00, esclusi i giorni di ferie (godute in massa, mai a turno), i festivi e relativi ponti, i giorni di chiusura per “spolveratura” e “disinfestazione” (dei monitor?), quelli per “corsi di aggiornamento sulla customer-satisfation” (degli info-utenti, non più dei Lettori), e per improvvise “assemblee del personale” (di solito organizzate il venerdì, a ridosso del week-end, o nei prefestivi….).
Che servizio dai “professionisti dell’informazione” : altro che anacronistici Musei aperti !
È vero, qualche Comune più impegnato nel sociale si è speso per prolungare l’orario di apertura delle “vecchie” Biblioteche, ma in quelle ore gli info-tecari non sono mai a lavoro e, in assenza dei “professionisti dell’informazione”, della “vecchia” Biblioteca troviamo aperte solo le stanze - adibite a ludo-teca o Centro Sociale Pubblico - dove il pubblico-non-Lettore della sera può finalmente “socializzare” intrattenuto da giovani “precari”, gli unici disposti (o che l’Amministrazione sia riuscita a convincere….) a lavorare sui turni serali. Giovani che si danno un gran da fare, ai quali è stato promesso o fatto capire che, se non creano problemi all’info-tecario, prima o poi avranno diritto ad un concorso “riservato” solo a loro (per “sanare” la piaga del precariato nella Pubblica Amministrazione, denunciata con peculiare enfasi da chi ha la pretesa di "difendere la democrazia" nel mondo attraverso la "circolazione dell'informazione" ! …) e potranno così diventare veri info-tecari, acquisendo finalmente la “professionalità” e lo status per lavorare nel turno 8:00 – 14:00, festivi e prefestivi esclusi.
Tutti felici quindi !
A onor del vero, restano insoddisfatti gli “incontentabili”, considerati dall’info-tecario una frangia reazionaria di “irriducibili” che hanno il cattivo gusto di mettere in discussione i diritti dei lavoratori, le conquiste sindacali degli anni '70 (come accade nei Musei?) e le prerogative “professionali” della corporazione (ad es. http://amibiblioblog.wordpress.com/2009/12/15/appello-al-capo-della-stato-per-la-bncf/ ); nostalgici pericolosi che sottovalutano la stessa “vision” della info-teca ma che per fortuna sono stati sfiancati e ridotti ad una minoranza in via di estinzione : il pubblico-lettore-di-Libri, di quelli che non si trovano più in libreria, di quelli oggi non più pubblicizzati, dimenticati, e che è possibile scoprire solo diventando “clienti” abituali di una “vecchia” Biblioteca. Un pubblico anacronistico, il quale, giudicando nefasta la dominazione del monitor-tecario, non ha altro in cui sperare se non in improbabili sconvolgimenti dello status quo che potrebbero derivare dagli accorpamenti delle Direzioni biblioteche alle Direzioni Cultura e Spettacoli (e relativo personale “dipendente”), o dalle privatizzazioni (non del nostro patrimonio librario ma) delle info-teche e di quel che resta delle “vecchie” Biblioteche
... ... http://libroinbiblioteca.blogspot.com/2010/04/lettera-al-blog-su-due-biblioteche.html
RACCONTA LE TUE ESPERIENZE IN BIBLIOTECA SU UNA 'PAGINA' DI QUESTO 'BLOG' : dinosimone@virgilio.it
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[ Al 26/07/2011: ]
"Two new and handsome buildings on university campuses that I have visited recently have been opened. They call themselves “information centers” on the lettering of their outside walls. Such buildings were once called libraries. The change in wording is not without significance... Though it was a quiet season, it struck me how few students were in it reading. Those who were there, as in the case of more busy periods, seemed mostly to be using online materials which they brought with then into the library on their own computers. Some books were still visible but they appeared mostly to be auxiliaries useful for something else...".



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mercoledì 23 giugno 2010

“La danza del bibliotecario”.. Tra cattedre di Biblioteconomia degenerata e.. “diritti del pubblico”

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“Ah, lavori all’università!”… Gran sorriso, occhi brillanti di interesse. “E di cosa ti occupi, sei una docente?” “Veramente…”
“Una ricercatrice?” “Veramente…” “Una specializzanda, una tutor…” “Veramente… sono una bibliotecaria.” “Ah!”
Il sorriso di colpo si appanna, gli occhi da brillanti diventano vacui, l’interessa precipita a livello di mera cortesia…


Il bibliotecario, nel film Il nome della rosa
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Che cosa è mai un bibliotecario? …. Tra la professione di bibliotecario e la percezione comune di ciò che è veramente, esiste oggi un tale divario che è giusto interrogarsi sul perché persista, tanto diffusa un’opinione così superficiale, ingannevole, e assolutamente lontana dalla realtà …. E per la salvezza della mia anima, nonché della mia reputazione, provo ora a tracciare un profilo …. Innanzitutto il bibliotecario è oggi un lavoratore sopraffatto. Gli si richiedono competenze inaudite ... ..
Infine.. il bibliotecario ha una mission: ieri si identificava principalmente nel ruolo di conservatore della conoscenza, oggi, in un’accezione più ricca e molto più dinamica, “promuove conoscenza”, attraverso la gestione responsabile delle risorse informative che gli (“le”, più sovente…) sono state affidate ….
Ovviamente non posso che concludere affermando che questo è uno dei mestieri più belli che ci siano, specialmente per chi ama non tanto i libri, come comunemente si crede,

quanto l’idea della conoscenza nella sua accezione più dinamica, come qualcosa che si muove, circola, si propaga, raggiunge chi la cerca, chi ne ha bisogno, chi la desidera. E il bibliotecario è il modesto strumento di questa impareggiabile danza

Rosa Romeo, La danza del bibliotecario, Biblioteche Oggi, aprile 2010

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L'inquisitore, nel film Il nome della rosa
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Questo non vuol dire, naturalmente, … che siano completamente venute meno quelle forme di personalizzazione del servizio che siamo abituati ad associare ad epoche precedenti (oppure ai nuovi gerghi d’imitazione manageriale)….
Una tradizione di servizio che sarebbe molto miope assimilare, in nome di un malinteso egualitarismo, al costume italico della raccomandazione … il bibliotecario non è in ultima analisi al servizio della sua biblioteca – e tanto meno dell’utente, come si è ripetuto fino alla noia negli ultimi vent’anni – ma «delle lettere», e cioè, … della ricerca e della cultura
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Alberto Petrucciani (Teoria e tecniche della catalogazione e della classificazione; Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari, Sapienza, Roma) in, Pensare le biblioteche. Studi e interventi offerti a Paolo Traniello, Sinnos, 2008

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Anche la più specializzata delle biblioteche, per quanto sembri rispondere, di fatto, solo alle specifiche esigenze di ricerca di un ristretto gruppo di cittadini, ben individuati per qualifiche professionali e per competenze scientifiche ed erudite, resta sempre e pienamente una biblioteca pubblica nella misura in cui non pone limitazioni al libero accesso alle sue raccolte che non siano quelle della competenza degli utenti

Giorgio Montecchi e Fabio Venuda (Bibliografia; Lettere e filosofia, Statale di Milano) in, Manuale di biblioteconomia, Bibliografica, 2004

La stessa denominazione di ‘biblioteche pubbliche statali’ attribuita alle strutture dipendenti dai Beni culturali è causa di equivoci …. La loro denominazione crea spesso malintesi, poiché non è chiaro quali siano i fini istituzionali delle singole strutture e quali criteri ispirino la regolamentazione dei loro servizi e le conseguenti limitazioni che talvolta disciplinano l’accesso del pubblico alle raccolte

Giovanni Solimine (Management delle biblioteche; Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari, Sapienza, Roma) in, La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, Laterza, 2004

Si deve effettivamente riconoscere che l'appartenenza istituzionale non rileva nell’individuazione e determinazione della natura della biblioteca e del suo fine …. La struttura biblioteca si organizza comunque al suo interno mediante una fitta rete di selezioni, determinate dalle proprie funzioni

Paolo Traniello (Bibliografia; Lettere e filosofia, Roma Tre) in, L' organizzazione del sapere. Studi in onore di Alfredo Serrai, Sylvestre Bonnard, 2004

Più una realtà è specializzata – e questo non vale soltanto per le biblioteche – più essa avrà degli utenti mossi da esigenze circoscritte e specifiche…. e questa impostazione inevitabilmente comporta e richiede, che ci piaccia o no, una selezione a monte dei suoi frequentatori …. per quanto possa essere repellente

Cristina Moro, (Bibliografia; Lettere e filosofia, Pisa), Una questione di testa o di cuore? Biblioteche Oggi, dicembre, 2007
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Regolamento interno ai sensi dell'art. 26 D.PR. 417/95 ..
ART. 3 La Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli è aperta al pubblico..
ART. 9 Per essere ammessi in Biblioteca è necessario .. avere sedici anni ed esibire a richiesta un documento di identità..
ART. 22 Nella sezione Manoscritti e Rari sono ammessi studiosi che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età previo accertamento dell'identità. Per la consultazione dei manoscritti è richiesta la lettera di presentazione di un docente universitario italiano o straniero o del responsabile di un ente qualificato italiano o straniero che attesti la peculiarità degli intenti culturali del richiedente. Il caposezione, delegato in ciò dal direttore, autorizza la consultazione delle opere che riguardano espressamente gli interessi dello studioso. Si accetta l'esplicita dichiarazione sottoscritta direttamente dallo studioso, purché circoscritta a campi di studio ben specificati, se lo studioso rientra in una delle seguenti categorie ed è in grado di documentarle: a) rappresentante del Parlamento italiano o di Stato estero o Comunità internazionale riconosciuta dal Governo italiano;
b) ambasciatori, consoli, addetti culturali accreditati presso il Governo italiano; c) dirigenti o funzionari direttivi appartenenti a Ministeri dello Stato e loro enti periferici; d) dirigenti e funzionari direttivi di Regioni, Province e Comuni; e) prelati; f) docenti universitari della qualifica di direttori di ricerca; g) professori di scuole secondarie di ogni ordine, statali o equiparate;
h) rappresentanti ufficiali di istituti culturali italiani e stranieri, riconosciuti dal Ministero, le cui finalità istituzionali comportino interessi e necessità di studio correlati alle peculiarità delle collezioni manoscritte e rare.
ART. 23 II direttore può autorizzare, sotto la propria responsabilità, studiosi che non rientrino nelle categorie previste dal precedente articolo
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Il bibliotecario non abbia libertà sconfinata di fare e disfare. Lasciategli molta iniziativa, perché egli è in grado di essere il giudice più competente. Ma, per quanta capacità, intelligenza e buon volere si vogliano in lui ammettere, la biblioteca non deve essere in sua assoluta balia. La sua facoltà di agire deve avere un limite
(Desiderio Chilovi, 1867) … …


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Scarica il .pdf del “libretto”:
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“ La fruizione negata del Libro- CONTRO LA BIBLIOTECONOMIA ITALIANA -
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E ancora:
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Un discorso sui diritti del pubblico nelle biblioteche statali italiane non può essere che un discorso sulle funzioni delle biblioteche stesse, che, come istituzioni singole e come complesso (non sistema, perché non lo sono mai state), hanno assunto e svolto storicamente
(Armando Petrucci, 1994) … ..
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L’equivoco si affaccia già con la denominazione di Biblioteca pubblica, traduzione letteraria di Public Library. Ma il termine Public Library - e qui sta l’equivoco – non è una denominazione generica riferentesi all’uso pubblico della biblioteca, ma corrisponde a un determinato tipo di biblioteca … La Public Library del mondo anglosassone è dunque un preciso tipo di biblioteca che soddisfa le più svariate esigenze di medio livello a scopo di informazione, di svago ...
Ma in Italia il termine Biblioteca pubblica ha tutt’altro valore: non indica un determinato tipo di biblioteca.. ma in un’accezione ben più vasta indica tutti gli istituti che erogano il servizio pubblico di lettura e di consultazione
(Giovanni Cecchini, 1966) … … .

Il bene culturale è pubblico non in quanto bene di appartenenza, ma in quanto bene di fruizione … non ha altra utilizzazione che la fruizione universale
(Massimo Saverio Giannini, 1976) ...
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La crescente, talvolta quasi risentita, sottolineatura della conservazione come compito primario delle biblioteche storiche ha indotto alla coniatura di una nuova (non mi risulta essere mai circolata nel linguaggio bibliotecario sino a un decennio fa) distinzione, quella fra « utenti propri » ed « impropri »: e questo neologismo non è rimasto racchiuso nel garbato, e quasi bizantino, limbo della precisazione terminologica, ma si è caricato di concretissimi effetti e di radicali discriminazioni … Ma una volta ammessa la liceità di erigere questo steccato, o addirittura questa barricata, nella folla (in realtà sempre benefica e mai troppo numerosa) dei lettori, con quale criterio si stabilirà chi accogliere e chi escludere? ... ..
Non sapremmo in fine nascondere qualche perplessità … sullo spirito che anima il nuovo Regolamento ministeriale, presentemente sottoposto all’esame dei direttori delle biblioteche e degli operatori. Pur nella modernità e nell’ampiezza del discorso, e nella ricchezza di esperienze che vi confluiscono, ci preoccupa il non vedere introdotto un orario unico per tutte le biblioteche statali in una misura che a noi pare non possa mai essere abbassata al di sotto delle 10 ore quotidiane. Concedere a questo proposito piena discrezionalità ai direttori significa cedere alla pressione di circostanze locali, su cui invece è indispensabile che il Ministero dei beni culturali intervenga con un’oculata redistribuzione delle risorse di personale, di finanziamenti e di attrezzature concretamente disponibili …
Siamo certo grati al Regolamento di aver sottolineato la necessità di potenziare i servizi di prestito e di riproduzione per quella larga fascia dell’utenza, che non può trascorrere in biblioteca troppa parte del suo tempo; ma non vorremmo che dietro questa ben fondata preoccupazione si celasse il proposito di sfoltire quanto più possibile l’affluenza dei frequentatori. E’ invece nostro ben radicato convincimento che il sempre crescente bisogno di lettura costituisca un inconfondibile fattore di progresso, e che debba essere non fatto deviare, ma anzi incanalato con ogni sforzo verso le pubbliche biblioteche. In esse occorre che i lettori non transitino di fretta, ma vi si trattengano e vi crescano culturalmente

Marino Berengo, Giornate Lincee sulle Biblioteche.. , 1994 ...
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Dire al Direttore Sicilia che noi siamo soddisfatti della situazione delle biblioteche italiane vorrebbe dire mentire. Ormai io cerco di non andare nelle biblioteche italiane, di andare invece alla Vaticana, alla Bibliothèque Nationale e alla British Library … Quindi la richiesta che stamattina ha fatto Berengo (apertura a ore lunghe, ecc.) sono più che giustificate … ..
Credo che la Nazionale di Napoli sia la biblioteca che offre più possibilità di scoperte tanto è abbandonata. La Nazionale è un posto per metà fausto e per metà infausto: tu vai alla mattina, accarezzi un po’ il bidello e ti portano 10 manoscritti; ma quelli collocati dietro la porta in ferro bisogna restituirli alle 1,30, perché c’è una funzionaria che deve andare via alle 1,30. Sono vergogne che devono finire
(Giuseppe Billanovich, 1994) …
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.Ringrazio vivamente il direttore Sicilia … Certo il direttore ha ragione nel dire che le critiche non possono essere sterili, ma deve rassegnarsi ad averne, e lo dico amichevolmente … Del resto, nel caso delle biblioteche italiane, qualche motivo di insoddisfazione viene troppo frequentemente denunciato per farci ritenere che si tratti soltanto di espressione di persone non in grado di apprezzare il molto che si fa, oppure che avanzino esigenze irragionevoli
(Giuseppe Galasso, 1994) ...



Luci di un lungo, secolare tramonto e nuovo chiarore dell’alba settecentesca si sovrappongono e confondono negli ultimi decenni della Repubblica veneziana. .. Un appassionato dialogo di secoli viene svolgendosi nella seconda metà del Settecento tra una sempre rinnovata coscienza storica e la difficile, attiva penetrazione in quelle terre della moderna volontà di ragione e di riforma … Napoleone verrà a dare l’ultima spinta a un processo che andava maturando da decenni nei più diversi centri della Repubblica di Venezia ... proprio quando le secolari contraddizioni interne e i moderni conflitti economici e politici ne preparavano la caduta.
Ricchissima – una vera gioia per lo storico – è la documentazione del secondo Settecento. L’accesso ad essa, agli innumeri periodici, fogli, libri, manoscritti di quell’età è diventato, tuttavia, col passare degli anni, sempre più difficile. Quando nel 1968 chiusi il primo volume di questo Settecento riformatore, non potei fare a meno di protestare per la difettosa organizzazione dei nostri centri di ricerca storica. Ora, vent’anni dopo, la situazione è nettamente peggiorata. In questo scorcio del 1989, dove fioriscono i congressi sulla Rivoluzione francese, tre delle maggiori biblioteche italiane, la Braidense, la Marciana e la Biblioteca nazionale di Firenze, sono chiuse del tutto o sempre più difficilmente utilizzabili. Contro una simile volontà di ignoranza lo studioso dell’età dei lumi - e non soltanto lui – non può non protestare nel modo più energico. Dedico pertanto questo volume a chi riaprirà le biblioteche d’Italia
(Franco Venturi, 1990) … …
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Una Biblioteca, che si caratterizzi come pubblica, è tenuta a soddisfare due obblighi: il primo è quello di mettere a disposizione dell'utenza, con le modalità più larghe e liberali, le raccolte librarie di cui si trova dotata; il secondo è quello di tutelare quello stesso materiale librario in maniera che non soffra danneggiamenti, né per l'uso né per l'azione di fattori comunque nocivi, quali umidità, temperatura, inquinamento chimico, insetti, ecc. ...
Una tale discriminazione viene attuata dalle Biblioteche con criteri più o meno rigidi, e con modalità che vanno dalla applicazione di un rigore funzionale al servizio corrispondente, a forme che, del tutto gratuitamente, sconfinano in esibizioni di puntigliosità burocratica, per culminare non di rado in malversazioni di ottusa e grottesca odiosità …
In alcune biblioteche vige ancora, purtroppo, .. un atteggiamento di difesa contro l’utenza, soprattutto se inesperta e non qualificata o non raccomandata, atteggiamento che facilmente si trasforma in cipiglio o fastidio scostante od aggressivo, quando, ad esempio, il povero lettore non si presenti adeguatamente supino od ossequioso…
Le biblioteche non sono in crisi soltanto da ora, in questo periodo in cui sembra – fallacemente – che le registrazioni informatiche possano essere in grado di surrogarle per portarcele a casa, ma da quando sono nate quali istituti di fruizione pubblica; da sempre i bibliotecari degenerati hanno avuto la tentazione di custodirle come fossero proprietà personale e di concederle unicamente per effetto di un loro grazioso benestare.
E’ vero e deve essere vero l’atteggiamento opposto ...

Alfredo Serrai, Il Bibliotecario, I (2008) 3, p. 153-155


.. In effetti le biblioteche statali italiane, dalle maggiori alle minori, hanno sempre di più risposto alle richieste provenienti dal loro pubblico naturale in due modi: con la progressiva diminuzione dei servizi offerti e con la sostituzione di funzioni secondarie e sostanzialmente superflue, ove non addirittura dannose, a quelle primarie di istituto che non riuscivano e non riescono più a svolgere in modo efficiente.
Sono lontani i tempi in cui un direttore come Giraldi riuscì a tenere aperta la Nazionale Centrale di Firenze anche la domenica mattina; oggi lì e altrove non solo gli orari di apertura sono ridotti, ma sono drasticamente ridotti rispetto al passato anche gli orari di distribuzione del materiale librario. La chiusura al pubblico come soluzione dei problemi - quotidiani – di funzionamento e di gestione è all’ordine del giorno …
All’uso libero della biblioteca (soprattutto delle maggiori) ostano inoltre anche regolamenti interni che individuano nel lettore un pericoloso sovversivo da contenere e da controllare: vengono richiesti illegali (stante il regolamento in vigore) permessi di accesso; viene impedito di spostarsi da una sala all’altra, con le immaginabili difficoltà per il ricercatore; viene limitato numericamente l’accesso al pubblico a determinate sale o alla biblioteca nel suo complesso; viene limitato al minimo di due o tre il numero delle opere che è possibile richiedere; e così via.
In compenso, se fornire il libro al lettore è diventato compito troppo difficile e ritenuto comunque non essenziale, si lavora indefessamente a organizzare mostre, sui temi e sugli argomenti più diversi, con l’ovvia distrazione di personale e fondi da altri compiti, con la chiusura di sale, con il sequestro di materiale librario sottratto per molto tempo alla consultazione; e si diffonde sempre più l’idea che invece del libro basta fornire al pubblico una generica informazione sui libri via computer, umiliando così sia il lettore generico, che in realtà vorrebbe soprattutto leggere, sia il ricercatore che in genere di questo tipo di « informazioni » non ha bisogno, e che invece vorrebbe avere la possibilità di utilizzare al meglio, direttamente e rapidamente, il patrimonio librario conservato
Vanno al più presto restaurati e rispettati nelle biblioteche pubbliche statali: il diritto all’informazione, il diritto all’accesso, il diritto al libro, il diritto d’uso e di vivibilità
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Armando Petrucci, Funzioni delle biblioteche e diritti del pubblico, in, Giornate Lincee sulle Biblioteche Pubbliche Statali, 1994

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....Dal film, Il nome della rosa
... "Dove sono i libri?" ... 
https://www.youtube.com/watch?v=A437_pJ8kEQ
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....Dal film, Il nome della rosa
... "A nessuno dovrebbe essere vietato consultare liberamente queste opere" ...
  https://www.youtube.com/watch?v=3fa8A9oBpHo
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sabato 22 maggio 2010

“Leggere: una caccia di frodo”

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Recentemente, Alvin Toffler ha annunciato la nascita di una «nuova specie» umana, generata dal consumo artistico di massa. Un’umanità transumante e vorace fra i pascoli dei media…
Quest’analisi profetica riguardava tuttavia solo la folla che consuma «l’arte». Ma da un’inchiesta del Secrétariat d’Etat aux affaires culturelles (dicembre 1974) risulta a qual punto soltanto un’élite benefici di questa produzione…
In realtà sono sempre le stesse categorie che ne approfittano: la cultura, come il denaro, «va sempre nelle tasche dei ricchi». I più non circolano affatto in questi giardini dell’arte. Ma sono presi nelle reti dei media, quelle della televisione, della stampa, del libro, eccetera. Anziché il nomadismo, avremmo dunque una «riduzione» e un parcheggio…
In generale, quest’immagine del «pubblico» non si ostenta. Ma abita non dimeno la pretesa dei «produttori» di informare una popolazione, ovvero di «dare forma» alle pratiche sociali. Le proteste stesse contro la volgarizzazione e la volgarità dei media derivano spesso da una pretesa pedagogica analoga; portata a credere che i propri modelli culturali siano necessari al popolo per l’elevazione degli spiriti e delle menti, l’élite preoccupata dal «basso livello» dei giornali o della televisione postula sempre che il pubblico sia plasmato dai prodotti che gli vengono imposti. Ma ciò significa fraintendere l’atto di «consumare». Si presume che «assimilare» significhi necessariamente «divenire simile a» ciò che si assorbe, e non «renderlo simile» a ciò che si è, farlo proprio, appropriarsene o riappropriarsene. Fra i due significati possibili si pone una scelta, innanzitutto in virtù di una storia il cui orizzonte deve essere tratteggiato. «C’era una volta…»…
Nel corso di questa evoluzione, l’idea di una produzione della società attraverso il sistema «scritturale» non ha cessato di avere come corollario la convinzione che, con maggiore o minore resistenza, il pubblico sia plasmato dallo scritto (verbale o iconico), divenga simile a ciò che riceve e infine venga impresso attraverso e come il testo che gli è imposto.
Ieri questo testo era il manuale scolastico. Oggi è la società stessa. Un testo che ha forma urbanistica, industriale, commerciale o televisiva. Ma la trasformazione che ha segnato il passaggio dall’archeologia scolastica alla tecnocrazia dei media non ha scalfito il postulato di una passività inerente al consumo – postulato che dev’essere giustamente rimesso in discussione…
Nel corso di tre secoli di storia si è creata una situazione di fatto. Il funzionamento tecnico e sociale della cultura contemporanea gerarchizza queste due attività. Scrivere significa produrre il testo; leggere significa riceverlo da altri senza lasciarvi il proprio segno, senza rifarlo…
Ciò che va rimesso in discussione, non è, purtroppo, questa divisione del lavoro (che è fin troppo reale), bensì l’assimilazione della lettura alla passività. In effetti, leggere significa peregrinare in un sistema imposto (quello del testo), analogo all’organizzazione fisica di una città o di un supermercato. Ma è stato dimostrato che «qualsiasi lettura modifica il suo oggetto», che (come diceva Borges) «una letteratura differisce da un’altra meno per i suoi testi che per i modi in cui vengono letti», e che infine un sistema di segni verbali o iconici è una riserva di forme che attendono dal lettore il loro senso. Se dunque «il libro è un effetto (una costruzione) del lettore», l’operazione compiuta da quest’ultimo dev’essere concepita come una sorta di lectio, ovvero come una produzione propria del «lettore». Questi non sostituisce l’autore né prende il suo posto. Inventa attraverso i testi cose diverse dalla loro «intenzione iniziale»…
Che si tratti del giornale o di Proust, il testo ha significato solo attraverso i suoi lettori; cambia con loro; trova un ordine secondo codici di percezione che gli sfuggono. Diviene testo solo nel rapporto con l’esteriorità del lettore, attraverso un gioco di implicazioni e di astuzie tra due tipi di «aspettative» combinate: quella che organizza uno spazio leggibile (una letteralità), e quella che organizza un percorso necessario alla effettuazione dell’opera (una lettura)...
Chi erige la barriera che trasforma il testo in un’isola sempre fuori dalla portata del lettore? Questa finzione condanna i consumatori all’assoggettamento perché da quell’istante essi sono sempre colpevoli d’infedeltà e d’ignoranza di fronte alla «muta» ricchezza del tesoro così accantonato. E’ infatti evidente che l’idea di un tesoro nascosto nell’opera, cassaforte del senso, non ha come fondamento la produttività del lettore, bensì l’istituzione sociale che surdetermina il suo rapporto con il testo…
L’uso del libro da parte dei soggetti privilegiati lo trasforma in un segreto di cui essi sono i «veri» depositari. Erige fra esso e i suoi lettori una frontiera che può essere oltrepassata solo con un passaporto rilasciato da questi interpreti, trasformando la loro lettura (anch’essa legittima) in una «letteralità» ortodossa che riduce le altre interpretazioni (egualmente legittime) all’eresia (in quanto non «conformi» al senso del testo) o all’insignificanza (destinandole così all’oblio)…
E’ dunque la gerarchizzazione sociale che nasconde la realtà delle pratiche di lettura o le rende irriconoscibili. Fino a ieri la Chiesa, con la sua cesura tra chierici e «fedeli», considerava la Scrittura come una «Lettura» indipendente dalle interpretazioni dei lettori e custodita dagli esegeti: l’autonomia del testo era la riproduzione dei rapporti socioculturali all’interno di un’istituzione in cui gli addetti stabilivano come dovesse essere interpretato. Con l’indebolimento di quest’ultima, fra il testo e i suoi lettori è apparsa quella reciprocità ch’essa nascondeva … Oggi, l’isolamento dei lettori dal testo di cui il produttore o il maestro si considerano padroni avviene attraverso i dispositivi sociopolitici della scuola, della stampa o della televisione. Ma dietro lo sfondo teatrale di questa nuova ortodossia si nasconde (come già avveniva ieri) l’attività silenziosa, trasgressiva, ironica o poetica, di lettori (o telespettatori) che mantengono le distanze nel privato all’insaputa dei «padroni» del pensiero…
Il lettore è spinto così da questa struttura gerarchica a conformarsi all’«informazione» distribuita da un’élite, ma si prende la sua rivincita insinuando astutamente la sua inventività nelle falle di un’ortodossia culturale…
Rivelare alcuni aspetti dell’attività del leggere indica già di per sé come essa sfugga alla legge dell’informazione.
«Io leggo e sogno […]. La mia lettura sarebbe dunque la mia impertinente assenza. La lettura sarebbe dunque un esercizio di ubiquità?» Esperienza iniziale, e anche iniziatica, leggere significa essere altrove, là dove essi non sono, in un altro mondo; significa creare una scena segreta, luogo in cui si entra e si esce a piacimento…
Il lettore è un creatore di giardini che miniaturizzano e collazionano un mondo, un Robinson in un’isola da scoprire, ma è anche «in preda» a un’euforia che introduce il molteplice e la differenza nel sistema di scrittura di una società e di un testo…
Lungi dall’essere degli scrittori, che fondano un luogo proprio, eredi dei lavoratori d’un tempo ma sul terreno del linguaggio, scavatori di pozzi o costruttori di case, i lettori sono dei viaggiatori; circolano su territori altrui, come nomadi che praticano il bracconaggio attraverso pagine che non hanno scritto. La scrittura accumula, immagazzina, resiste al tempo creando un luogo e moltiplica la sua produzione attraverso una riproduzione sempre più allargata. La lettura invece non si garantisce contro l’usura del tempo (ci si dimentica e si dimentica), non conserva quanto ha acquisito, e ciascuno dei luoghi che attraversa è ripetizione del paradiso perduto.
In effetti, non ha un luogo: Barthes legge Proust nel testo di Stendhal; il telespettatore legge il paesaggio della sua infanzia nel reportage d’attualità. Da quale luogo, simile e tuttavia diverso da quello dell’immagine proiettata, è stata attratta la telespettatrice che dice del programma della sera prima: «Era stupido, ma non riuscivo a smettere di guardarlo»? Lo stesso vale per il lettore: il suo luogo non è qui o , l’uno o l’altro, ma né l’uno né l’altro, è fuori e dentro al tempo stesso, perde sia l’uno che l’altro mescolandoli, associando testi assopiti ch’egli risveglia e ospita, senza mai esserne però il proprietario. In questo modo, egli schiva sia la legge di ciascun testo in particolare, sia quella dell’ambiente sociale


Michel de Certeau, L'invenzione del quotidiano, 2001



... è stato dimostrato che «qualsiasi lettura modifica il suo oggetto», che (come diceva Borges) «una letteratura differisce da un’altra meno per i suoi testi che per i modi in cui vengono letti»...









La Biblioteca Riccardiana è una biblioteca pubblica statale afferente al Ministero per i Beni e le Attività Culturali; pertanto per le norme generali segue il Regolamento recante norme sulle biblioteche pubbliche statali [ N.d.R.: Decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 1995, n. 417. Art. 37. Consultazione di materiale manoscritto, raro o di pregio - Il materiale manoscritto, raro o di pregio è dato in lettura, a coloro che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età ], mentre le condizioni di accesso e il funzionamento dei servizi sono stabiliti dal Regolamento interno....
Lo studioso che intende consultare manoscritti e stampati rari dovrà indicare l'argomento e lo scopo della ricerca, fornendo adeguate e precise informazioni sull'Istituto a cui fa riferimento, documentandone l'appartenenza con attestati. Gli studenti universitari ed i dottorandi dovranno inoltre esibire una lettera di presentazione, rilasciata su carta intestata dell'Istituto dal Direttore della ricerca....
Orario. Lunedì e giovedì ore 8.00 - 17.30; martedì, mercoledì, venerdì ore 8.00 - 14.00. Sabato e domenica chiuso
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#4 . . . . . . 30 Aprile 2010 - 14:24
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... Lo schema di analisi della biblioteconomia che io contesto ... Non si è definito cosa sia una Biblioteca Pubblica (o meglio si è dimenticato) e si contrappongono lettori del “tipo” studenti e lettori di “tipo” diverso a fronte dei quali ci sarebbe una biblioteca per ogni tipo, o una biblioteca che debba adattarsi a l’uno o all’altro e scegliere a quale “tipo” rivolgersi o, peggio accontentare entrambi “gli usi possibili” fino a dover accontentare usi che prescindono da libro.
Invece se parti dall’idea che la biblioteca è le sue raccolte (librarie o digitali) e che le deve mettere a disposizione di chi le vuole leggere, il dilemma non si pone. Questo perché c’è un solo uso possibile da “accontentare” e quindi un solo pubblico: leggere le raccolte della biblioteca... ...

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Dino, su 14 maggio, 2010 a 22:13 Ha detto:
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“ATTENZIONE: LA BIBLIOTECA SARA’ APERTA ANCHE DOMENICA 9-16-23-30 MAGGIO CON ORARIO 11-19”

Firenze. Nella principale sede della “biblioteca” comunale questa novità sugli orari mi ha confermato come anche i bibliotecari “aperti al pubblico” (analogamente ai bibliotecari “di conservazione”) abbiano stravolto la definizione di “biblioteca” a danno dei Lettori... ...

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Regione Toscana
Testo unico delle disposizioni in materia di beni, istituti e attività culturali, 2010
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... una definizione “estensiva” di biblioteca all’Art. 1, comma 2 :
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“2. Gli interventi della Regione negli specifici settori perseguono i seguenti obiettivi: …. d) sviluppo dei servizi offerti dalla rete documentaria, composta da biblioteche, archivi ed altri istituti documentari, e della loro fruizione da parte dei cittadini, promuovendo l’innovazione degli spazi, dei linguaggi e delle tecnologie, in coerenza con i diversi bisogni di informazione, formazione e impiego del tempo libero dei cittadini”

L’innovazione dei “linguaggi” sarà sicuramente vissuta, secondo me, come una ghiotta occasione per far passare per “bibliotecaria” qualsiasi attività venga in mente di fare tra le “pareti” di una biblioteca toscana, anche quelle per niente attinente ai servizi collegati al libro ed alla lettura... ...
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( Presto, é una facile previsione, i Lettori rimpiangeranno la vecchia biblioteca, sulla cui parete c'era scrtto:
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SILENZIO



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sabato 10 aprile 2010

“Una nazione con troppe biblioteche nazionali”

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Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
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Non si può dire che alla fine del 1992 i servizi bibliografici italiani stessero vivendo la loro stagione più felice… il progetto Edificare, di cui presentiamo il rapporto finale, ha sperimentato delle procedure di produzione delle registrazioni bibliografiche a tempi e costi controllati … E da considerare un successo il fatto che un reparto un tempo sonnolento e allo sbando, responsabile di una politica bibliografica che io stesso qualche anno fa avevo definito “apparente”, sia riuscito in poco tempo a ristrutturarsi e a darsi nuove regole organizzative e di comportamento, orientandosi finalmente verso una filosofia di servizio…. Qual'era la situazione in Italia nel 1992? I farraginosi meccanismi della legge sul deposito legale delle pubblicazioni, che è lo strumento giuridico formale attraverso cui le biblioteche si approvvigionano per effettuare la loro registrazione, imponevano ritardi nell'arrivo del materiale variabili dai 2 ai 12 mesi. Ad essi andavano aggiunti i tempi del trattamento catalografico, che oscillavano nel Dipartimento catalogazione della Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Bncf) da un minimo di 21 a un massimo di 23 mesi. Nella Biblioteca nazionale centrale di Roma (Bncr) tali tempi erano addirittura ignoti. In conclusione, l'intervallo di tempo che intercorreva tra la messa in commercio di un libro e I'emissione della notizia bibliografica era in media di 27-29 mesi. Per comparazione, il tempo impiegato in altri paesi europei, come la Repubblica federale tedesca, il Regno Unito e la Danimarca, era di gran lunga più breve e raggiungeva, rispettivamente, le 8-14 settimane, 2 giomi-24 settimane e 4-8 settimane…. Questo ritardo della Bni [ http://www.bncf.firenze.sbn.it/pagina.php?id=187&rigamenu=Presentazione ], che rendeva praticamente il servizio inutile giacché le altre biblioteche non potevano giovarsene, era dovuto al fatto che il tempo di giacenza del materiale librario nelle diverse fasi del processo di trattamento catalografico era pari al 90 per cento del periodo complessivo di lavorazione.
Passiamo ora ai costi. La clamorosa indagine accertava che ogni registrazione bibliografica prodotta dalla Bncf, dal momento dell'ingresso a quello del rilascio, costava in sola manodopera ben 128.400 lire; alla Bncr il dato era ancora più alto e si collocava intorno alle 140.000 lire. Il numero delle registrazioni bibliografiche giornaliere effettuate all'interno delle due biblioteche era di 1,42 per la Bncf, 1,38 per la Bncr. Insomma, il servizio di Bni che veniva proposto lasciava certamente alla storia liste autorevoli di registrazioni bibliografiche delle pubblicazioni, ma era del tutto inutile agli effetti del suo utilizzo corrente e per di più costoso …..
In origine, il progetto Edificare mirava alla creazione di una cornice di riferimento per il coordinamento delle attività dell'attuale Bni con altri centri di catalogazione e con l'Istituto centrale per il catalogo unico e le informazioni bibliografiche. In realtà, quest'ultimo istituto, rifiutando di condividere la responsabilità di Sbn per determinati servizi, ha abbandonato il progetto fin dai suoi primi passi. Dal canto suo la Biblioteca nazionale centrale di Roma ha sostenuto la tesi che il progetto di cooperazione dovesse essere fin dall'inizio allargato ad almeno altri cinque o sei centri di catalogazione, in opposizione alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, che propendeva per un allargamento graduale. In polemica con la Bncf e con la Direzione generale dell'Ufficio centrale beni librari, che aveva dato ragione alla biblioteca di Firenze, la Bncr ha così deciso di abbandonare il progetto al termine del primo anno di attività…. La fase operativa è cominciata nel mese di febbraio 1993. Il gruppo di progetto Edificare era formato quindi unicamente da membri delle biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma. Come già era accaduto per lo Studio di fattibilità, esso era assistito da una società di consulenza: Studio Staff…. Nel periodo febbraio-dicembre 1993 si può dunque affermare con tranquillità che, per effetto della messa in rete delle procedure di costruzione della notizia bibliografica nel catalogo collettivo Sbn, i tempi di produzione della registrazione si sono allungati di almeno il 50 per cento. Per questo, i risultati conseguiti in Edificare sono ancora più sorprendenti: il tempo di produzione della notizia, in un periodo di massima turbolenza del sistema e di crescente complicazione delle procedure catalografiche, non solo non è aumentato del 50 per cento, come logica avrebbe voluto, ma, esclusivamente in virtù dell'intervento organizzativo, è addirittura diminuito in assoluto. Pur tenendo in conto l'immancabile "effetto Hawthome" sugli operatori impegnati nel progetto, che si sono sentiti "sotto osservazione", Edificare ha segnato in modo innegabile un'influenza positiva sulla loro motivazione e un incremento di produttività….. Dal punto di vista della tempestività, il modello di organizzazione adottato in Edificare ha permesso un decremento del tempo di lavoro di ben 631 giorni; questo è passato, infatti, da 721, a 90 giorni. L'obiettivo originario, volutamente ambizioso, prevedeva 30 giorni; occorre però tenere conto delle conseguenze causate dalle nuove procedure Sbn di catalogazione in rete, che hanno - come si è già detto - comportato un rallentamento pari al 50 per cento….. Ma è certamente dal punto di vista dell'abbattimento dei costi di produzione che il servizio bibliografico nazionale ha ottenuto i suoi risultati più eclatanti. La riduzione da 129.000 lire a 91.243 lire significa per la pubblica amministrazione una riduzione delle spese di manodopera di notevole portata. Nel corso del 1993, con i ritmi di produzione riscontrati nel secondo semestre di Edificare, il risparmio su 4.000 registrazioni bibliografiche è stato, per la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, di 75.514.000 lire (solo di catalogazione semantica, equivalente alla metà del costo della risorsa umana). A regime, dunque, per le 13.000 registrazioni circa contenute in un volume annuale di Bni (catalogazione semantica + catalogazione descrittiva), il risparmio complessivo potrebbe essere di 490.841.000 lire su dodici mesi. Naturalmente, l'estensione su vasta scala dei benefici di un progetto sperimentale non è così lineare, né evidente; se ciò avvenisse, tuttavia, I'applicazione a regime delle pratiche di sperimentazione sviluppate in Edificare permetterebbe in appena un anno di recuperare completamente gli investimenti stanziati per il primo anno di attività del progetto. Ancora più rilevanti le economie di scala che interessano la Biblioteca nazionale centrale di Roma. Attualmente il costo della sua notizia si aggira intorno a 140.000 lire. L'adozione del modello sperimentato nel corso di Edificare ha permesso alla Bncr una riduzione del costo della manodopera di 97.514.000 lire (solo catalogazione descrittiva). L'adozione generalizzata del modello Edificare consentirebbe alla Bncr di ottenere un risparmio complessivo di 975.140.000 lire per le sue 20.000 registrazioni bibliografiche annuali (catalogazione descrittiva + semantica). In un ordine di idee più vasto, il costo della non unificazione fra le Biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma comporta, solo per la catalogazione, una perdita secca per il sistema bibliotecario italiano di 1.465.981.000 lire all'anno (975.140.000 lire + 490.841.000 lire). Un lusso che la povera Italia bibliotecaria non può certamente permettersi ….
Per quanto assurdo possa sembrare, il successo attuale del progetto Edificare rischia di portarlo alla rovina e di affossare lo sforzo tenace compiuto dagli operatori. …. Ancora più paradossale è che la disaffezione verso il progetto nasca innanzitutto nelle istituzioni che ne sono le maggiori beneficiarie…. Tutto ciò invita ad usare riflessioni biblioteconomiche. … Sempre più frequenti e consistenti sono gli articoli che invitano ad applicare alle situazioni bibliotecarie modelli generali e tecniche manageriali già sperimentate in ambienti, in genere, anglosassoni. Ma l’incertezza che accompagna il futuro di Edificare, che tali modelli e tecniche ha adottato con i più lusinghieri successi, mostra fino a che punto una letteratura unicamente concentrata sulle tecniche di management basate sul "sistema razionale" sia di scarsa utilità per il rinnovamento istituzionale, quando essa non è accompagnata da una diagnosi approfondita del fattore umano e delle relazioni di potere esistenti nell'organizzazione su cui il manager è chiamato a intervenire. In altri termini, ciò che manca a tale letteratura è, a mio avviso, l'analisi senza reticenze della fenomenologia burocratica ravvisabile nelle singole istituzioni italiane
Detto con molta franchezza: è noto a tutti nel mondo delle biblioteche che il ruolo di editore della Bni svolto dall'Iccu si è sempre limitato alla consegna di nastri e schede in tipografia e alla sua distribuzione "su richiesta"; è fatto altrettanto noto che, almeno fino ad Edificare, i servizi bibliografici prodotti dalla Biblioteca Nazionale centrale di Firenze potevano definirsi "apparenti"; e né più né meno che "inesistenti" sono, ancor oggi, quelli prodotti dalla Biblioteca nazionale centrale di Roma. Eppure, nel corso di Edificare ciascuna di tali istituzioni si è comportata come se fosse effettivamente editrice o produttrice di servizi bibliografici, assumendone tutte le prerogative e gli atteggiamenti, in un gioco di rappresentazioni e di finzioni degno del teatro delle ombre balinesi….. Esattamente quanto aveva descritto Crozier più di un trentennio fa: "Il potere di decisione all'interno di un sistema di organizzazione burocratico tende ad essere situato nei punti in cui si darà la naturale preferenza alla stabilità del sistema interno 'politico' invece che ai fini funzionali dell' organizzazione". Con la sua volontà razionalizzatrice, il progetto Edificare metteva profondamente in discussione I'attuale assetto istituzionale e il sistema tradizionale produttore di inefficienza, ma legittimato dall'assunto giuridico, e cercava di costruire un nuovo sistema di relazioni a dominante decisamente tecnica. Nella misura in cui questo disegno avanzava e si rafforzava, il marasma istituzionale provocato da Edificare si accentuava, ma nessuno ha voluto cogliere I'occasione per ridisegnare l'assetto tradizionale secondo i nuovi fini funzionali e indipendentemente dalla logica formale giuridica corrente ….. Di fronte alla crisi istituzionale il potere "politico", che avrebbe potuto dare l’impulso per rafforzare la collaborazione fra il Dipartimento di catalogazione della Bncr e la "Bibliografia nazionale italiana" (1.465.981.00 lire di risparmi potenziali), non ha saputo invece evitare che le due biblioteche procedessero ciascuna per la sua strada ai primi venti di burrasca….. Non si capisce bene con quali vantaggi: l'inefficienza sarà ristabilita, il sistema tradizionale si sarà conservato, tutti i benefici attuali saranno annullati… L'appello lanciato dal Gruppo di lavoro costituisce già di per sé una prima risposta….. non basta; occorre anche I'appoggio solidale dell'ambiente. Di fronte alla cattiva gestione delle biblioteche molti bibliotecari più avvertiti e sensibili si sono spesso chiesti che cosa succederebbe se fossero gli utenti stessi a ribellarsi e a reclamare i servizi cui essi hanno diritto … Da questo punto di vista, il progetto Edificare si trova in una situazione ideale, giacché utenti dei servizi bibliografici nazionali sono gli stessi bibliotecari ... ..

Giuseppe Vitiello, Consiglio d'Europa (Strasburgo), 1994
(Il progetto “Edificare”, Biblioteche Oggi, nov. – dic., pp. 50 - 67)






Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

.. ... [Giuseppe Vitiello, 2003] Produrre una bibliografia nazionale significa (..una volta ricevute per deposito legale le pubblicazioni da catalogare..) effettuare, secondo norme e standard internazionali, la catalogazione centralizzata affinché le biblioteche che recuperano in seguito i dati bibliografici sopprimano un’operazione di routine tra le più costose e spostino così risorse e personale verso altri serviziIn Italia, invece, le registrazioni bibliografiche nazionali vengono prodotte dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze in collaborazione con le biblioteche partecipanti a SBN. Il flusso di produzione risulta perciò invertito: una delle oltre 1.500 biblioteche SBN [N.d.R.: che ha necessità di mettere al più presto a disposizione del pubblico le nuove pubblicazioni acquistate ma non trova disponibile la catalogazione “ufficiale”] introduce il dato il quale, corretto e rielaborato dalla biblioteca di Firenze secondo un alto livello di autorevolezza, confluisce poi nella bibliografia nazionale …
Per capire le origini di una simile stranezza occorre tornare indietro ai primi anni Novanta, quando uno studio finanziato dalla Commissione europea mise in luce la situazione comatosa dei servizi bibliografici italiani (C. Guiducci Bonanni e G. Vitiello, Servízi bibliografici nazionalí: dalla diagnosi al progetto, Accademie e biblioteche d'ltalia, 3, 1992, p. 55 - 71) …
E’ giunto il momento di tirare, alla lettera, le somme e di tentare qualche ipotesi di «microeconomia» della cultura, più specificamente riguardante il possibile beneficio economico derivante dalla fusione di due istituti esistenti e dalla creazione, conformemente alla prassi di ogni altro stato al mondo, di un’unica biblioteca nazionale.
La simulazione che ora proponiamo … è minimalistica … Il mancato introito per deposito legale nel solo triennio 1998 – 2000 ammonterebbe in tal caso a 1.858.956 Euro.
Ripetiamo ora la stessa operazione per i servizi bibliografici nazionali … Anche in questo caso l’ipotesi è minimalistica … Secondo questa ipotesi il risparmio globale teorico … sarebbe stato nel solo triennio 1998 – 2000 di 1.538.062 Euro … Se le biblioteche nazionali italiane avessero lavorato in stretta integrazione nel triennio 1998 – 2000, l’entità dei risparmi, o meglio, il valore aggiunto da esse prodotto nei soli due servizi sarebbe stato pari ad almeno 3,39 milioni di Euro
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[ N.d.R.: Vedi anche:
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LIBRI & WEB Il ministero dei Beni culturali regala il software per gestire gli schedari. Non sempre è compatibile. Così chi ci rimette è
l' utilizzatore
La biblioteca è online, ma solo in parte:
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Praticamente impossibile trovare altre analisi dei costi nella letteratura sulle biblioteche. Invece, abbondano i bibliotecari che - senza mai preoccuparsi di come recuperare risorse dagli sprechi - si lamentano per l'insufficienza delle risorse assegnate.
Ad esempio:
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Speciale 55° Congresso nazionale AIB:
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