giovedì 3 febbraio 2011

“Archivi e Biblioteche in Italia: che fare prima del coma?”

Ultima modifica 15 02 2011
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La Stoltezza (Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova)
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"Allorchè la prima specie di biblioteche sarà veramente organizzata… (attualmente le biblioteche popolari di Milano … non si possono dire che embrioni di quello che dovrebbero essere), si potrà limitare senza rimorsi l'accesso e l'uso delle biblioteche maggiori soltanto a certe categorie di frequentatori, e allora potrà anche diventare assai meno pesante materialmente il servizio del personale addetto e più elevata intellettualmente e più utile agli studiosi le sue funzioni"

[ Demetrio Picozzi, Nuove proposte in tema di ordinamento interno e di uso pubblico delle maggiori Biblioteche italiane, Milano, La stampa commerciale, 1908 ]
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"Biblioteche - Troppe biblioteche dello stesso genere nella stessa città portano una doppia serie di inconvenienti: economici e di comodità di lavoro… Biblioteche troppo piccole sono di altrettanto scarso rendimento quanto aziende troppo piccole, e per la medesima ragione: la relazione tra spese fisse e spese mobili diviene anormale, sfavorevole; una biblioteca, per quanto piccola, ha sempre bisogno di un direttore, per lo più di un altro impiegato scientifico, sempre di distributori e di portalibri, sempre di un custode che stia alla porta, di gente che faccia la pulizia. Tutti o quasi questi impiegati potrebbero essere risparmiati, se la biblioteca piccola si fondesse con una grande, o, in certi casi, fosse annessa ad una grande quale sezione speciale ... 
Ma così una bibliotecaria e qualche impiegato hanno trovato un posto più indipendente e meno laborioso"
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[ Giorgio Pasquali, Civilta moderna, a. 1, fasc. 1, giugno-luglio, 1929 ]
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"Le deficienze più largamente sentite sono riferibili alle sedi, per lo più vecchie, anguste e male adattate … Il pregiudizio che tali biblioteche dovessero limitarsi ad assolvere una funzione di conservazione, la difficoltà di accesso a un largo flusso di frequentatori frapposta dall’osservanza di complicate ed antiquate norme regolamentari, la ristrettezza degli orari … la rassegnazione e, talvolta, l’egoismo dei bibliotecari dediti a curare pubblicazioni e lavori propri anziché al riassetto e all’incremento degli istituti loro affidati, … hanno creato una fascia di isolamento e di neutralizzazione intorno alle biblioteche pubbliche"
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[ Giovanni Cecchini, Le biblioteche pubbliche degli enti locali, 1957 ]
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"Biblioteca di conservazione, Biblioteca pubblica, o Biblioteca Biblioteca?- Al Congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche, che si è tenuto a Spoleto nei giorni 8 e 9 maggio 1964, è stato affrontato il problema della Biblioteca pubblica in Italia ... Non sarei tuttavia sincero se non manifestassi qualche preoccupata riserva per quella distinzione rigorosa, a cui si è intesi pervenire, tra Biblioteca «di conservazione» e «pubblica lettura». ...
Noi rifiutiamo la pregiudiziale di una distinzione che in fondo rimane equivoca, e non sappiamo rinunciare ad una Biblioteca pubblica che tra presente e passato ponga i termini di un giusto equilibrio, che sia la sede unica, indivisibile e in dinamico e consapevole progresso, di una comunità"
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[ Giancarlo Savino, Pistoia, serie 3, a. 2, n. 4, 1965 ]
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"Public library, biblioteche degli Enti locali e piano Gui - L'equivoco si affaccia già con la denominazione di Biblioteca pubblica, traduzione letteraria di Public Library. Ma il termine Public Library - e qui sta l‘equivoco – non è una denominazione generica riferentesi all‘uso pubblico della biblioteca, ma corrisponde a un determinato tipo di biblioteca … In Italia il termine Biblioteca pubblica ha tutt‘altro valore: non indica un determinato tipo di biblioteca nè di sistema bibliotecario, ma in un‘accezione ben più vasta indica tutti gli istituti che erogano il servizio pubblico di lettura e di consultazione … Le nostre biblioteche storiche sono state fin dall‘origine pubbliche ... .. Sorse subito, dunque, l‟uso pubblico della biblioteca: che il numero di persone che ne usufruivano fosse assai limitato non significa nulla. A mano a mano che l‘istruzione e la cultura sono progredite, che la società si è sviluppata, il numero di coloro che usufruivano della biblioteca è aumentato e le biblioteche sono cresciute in consistenza libraria e in numero sino all‘epoca moderna … Si tratterà di continuare ad alimentare lo sviluppo di questi istituti ... .. favorendo la più moderna organizzazione di tutte le biblioteche storiche esistenti - comprese quelle statali - e instaurando parallelamente … un Servizio nazionale di lettura al fine di assicurare la diffusione capillare del libro … Il sistema … supera la tradizionale e perniciosa distinzione di carattere e di funzione tra biblioteche statali e non statali ... ..
Al XVI Congresso nazionale dei bibliotecari italiani indetto dalla Associazione italiana biblioteche, che si è svolto a Bolzano nell‘ottobre 1965 … .. il programma tracciato … prevede inspiegabilmente la soluzione inversa: cioè si impianti un servizio generale di lettura utilizzando le biblioteche … mentre i fondi librari, diciamo così, d‘antiquariato, verrebbero custoditi entro i limiti di una sezione della biblioteca. In tal modo, si arriverebbe all'assurdo di una situazione per cui il principale diviene accessorio e viceversa"
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[ Giovanni Cecchini, Nuova rasegna di Legislazione, Dottrina e Giurisprudenza, 1966 ]
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"De bibliotheca - Il tempo tra richiesta e consegna dev'esser molto lungo. Non bisogna dare più di un libro alla volta ... Il bibliotecario deve considerare il lettore un nemico, un perdigiorno (se no sarebbe a lavorare), un ladro potenziale ... In conseguenza di tutto questo i furti devono essere frequentissimi ...
Gli orari devono assolutamente coincidere con quelli di lavoro, discussi preventivamente coi sindacati: chiusura assoluta di sabato, di domenica, la sera e alle ore dei pasti"
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[ Umberto Eco, 1981 ]
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"Alla ricerca di un’identità. Variazioni sul tema «Il bibliotecario conservatore» - Si rifiuterà a ogni richiesta che esuli dal suo campo di interesse dicendo «non mi compete» ... Anche il qualificare solo una parte dei bibliotecari come «conservatori» è del tutto improprio; … il patrimonio librario moderno ha uguale diritto a essere conservato di quello antico che è invece tradizionalmente considerato l’unico degno di tutela… Qual è poi la cesura tra libro antico e libro moderno? La Rivoluzione francese? L’Unità d’Italia? La Grande Guerra? I limiti cronologici si spostano evidentemente con il passare degli anni e quel che oggi è «moderno» domani sarà «antico»"
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[ Viviana Jemolo, Mirella Morelli, 1983 ]
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“Non sono necessarie molte parole per spiegare perché riteniamo che la situazione delle biblioteche e degli archivi pubblici sia ad un passo dal blocco definitivo. Chiunque, infatti, per piacere e o per lavoro, abbia avuto modo di fruire dei loro servizi negli ultimi tempi, sa che la situazione peggiore ogni giorno che passa. Ogni giorno si apre qualche ferita nuova; ogni giorno i bollettini delle chiusure così come quelli delle angherie, dei soprusi, delle insipienze, si arricchisce di nuovi dati …
Qualsiasi utente sa che non solo gli orari sono i più vari e variabili, ma sa anche che spesso interi fondi non sono disponibili per i motivi più futili e curiosi (ad esempio: mancano le lampadine, i libri sono ammuffiti, ecc.); oppure si combinano diabolicamente logiche sindacali e criteri (presunti) di sicurezza … I modi per intralciare o impedire la consultazione del materiale librario e archivistico si arricchiscono ogni giorno di luminosi esempi, non ultimo il togliere dalla consultazione gli inventari dei fondi …
Certo bisognerà cercare di rompere abitudini e usi ormai inveterati, bisognerà soprattutto superare la logica perversa che vede nell’istituto chiuso al pubblico la condizione ottimale per la conservazione …
Le informazioni che abbiamo portato ad esempio in apertura di questo intervento sono di pubblico dominio … Ebbene, chi ha mai sentito che un’ispezione ministeriale abbia prodotto come effetto la rimozione di un funzionario incapace o disonesto? O un miglioramento di qualche servizio? Normalmente le ispezioni si sbizzarriscono in controlli formali (il protocollo ad esempio), ma quasi mai entrano nel merito del lavoro svolto …
Che rapporto vi è tra la dirigenza, consiglio di amministrazione dei ministeri e organizzazioni sindacali? È possibile affermare che si sono ormai creati rapporti di collusione e di reciproca copertura tra organizzazioni e strutture che dovrebbero essere invece, per loro natura, conflittuali? Ha un senso il permanere delle organizzazioni sindacali nei consigli di amministrazione dei ministeri? O non ha invece degli effetti corruttori (nel senso che si troverà sempre qualcuno, di livello gerarchico superiore, disposto a proteggere chi è affiliato al proprio sindacato)?
Se c’è del marcio nel regno di Danimarca, è bene che si sappia. Gli onesti, i capaci, i volenterosi avranno tutto da guadagnare …
Cerchiamo .. anche di capire lo stato di profonda irritazione e frustrazione di quegli utenti di archivi e biblioteche che da un lato si vedono negati i più elementari servizi (distribuzione, microfilmatura, informazioni), e dall’altro possono ammirare torme di addetti nullafacenti o impiegati in analitici studi quotidiani e periodici vari, o possono ammirare gli stessi a passeggio nei dintorni degli istituti (con o senza borse della spesa). Potrà sembrare qualunquistico, ma io credo che questa irritazione sia per certo aspetti ampiamente giustificata, soprattutto se si pensa che categorie di lavoratori di fasce equivalenti (dal punto di vista del salario e delle mansioni) non hanno né la sicurezza del posto del lavoro (che hanno i dipendenti pubblici) né tempi di non-lavoro così ampi e garantiti (all’interno dell’orario di lavoro).
In realtà vi è qualcosa di perverso nel sistema delle relazioni sindacali e nell’organizzazione del lavoro in archivi e biblioteche …
Credo di aver capito che nel settore pubblico si utilizzi un sistema di metodi, tecniche e obbiettivi sindacali mutuati dal modello esistente nel mondo industriale dalla fine degli anni sessanta: vale a dire mansionari, inquadramento, ecc.
Semplificando molto si può affermare che la rigidità dei mansionari nel settore industriale aveva il doppio obiettivo di garantire il lavoratore sul luogo di lavoro e di permettere aumenti salariali automatici in base alle funzioni svolte.

Nel settore pubblico, invece, la rigidità dei mansionari si è tradotta in un sistema per garantire il non-lavoro durante il tempo di lavoro …
Il fatto è che - tolto il salario dalla contrattazione (decentrata) - tutta l’attenzione si sposta e valorizza in modo magico solo alcuni elementi: l’orario di apertura al pubblico, la distribuzione del materiale, lo scarico di mansioni verso l’esterno [Mi riferisco al fatto che sempre più si diffonde la pratica dell’appalto di servizi … tutta una serie di attività scaricata sui non garantiti (magari anche di colore)]. Il direttore che vuol vivere tranquillo non si porrà mai né l’obiettivo di ampliare l’orario di apertura al pubblico né il superamento di antiquati sistemi di distribuzione del materiale …
Nelle fasce medie-alte, chi vuole può anche non far niente (o fare altri lavori: amministrare piccole società, fare ricerche a pagamento per conto terzi, scrivere poesie, ecc.). La conseguenza è che … la catalogazione e l’inventariazione dei fondi languono: si può dire che in ogni biblioteca e archivio vi è ancora qualche fondo antico (più o meno esteso, più o meno importante) da ordinare e mettere a disposizione del pubblico …
Dalla questione del tempo di lavoro dei funzionari si è passati quasi inavvertitamente ad altre questioni, di carattere più generale, di politica culturale. Uno degli slogans più azzeccati degli ultimi anni fu quello che affermava che «il sonno della Regione produce mostre» … Delle mostre si parla sui giornali e magari alla Tv, le mostre rendono felici assessori e soprintendenti, sindaci e ministri. Le mostre possono anche essere organizzate con poca fatica … Mentre quadri e altri oggetti … fruibili attraverso la visione hanno il loro luogo elettivo per la fruizione in musei (e mostre); del tutto diverso è il discorso da fare per libri e documenti degli archivi. Può essere piacevole osservare il frontespizio di un bell’incunabolo o la firma di Filippo II, ma in fondo si diseduca e si inganna proprio chi va a «vedere», e non ha la possibilità di «leggere» …
È chiaro che è perfettamente legittimo anche esibire libri e documenti; però in una situazione di limitatezza delle risorse bisogna saper fare scelte secondo giuste scale di valori. E allora, è meglio gettare soldi (tanti) e tempo (non molto) in mostre, o non è forse meglio usare tali risorse per rendere «effettivamente» fruibile questo genere di beni (libri e documenti), attraverso cataloghi e inventari (e orari adeguati)?"

[ Rodolfo Savelli, “Archivi e Biblioteche in Italia: che fare prima del coma?”, Società e Storia, n. 46,1989, p. 985 – 994 ] 
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"Anziché brontolare col senno di poi sulla scarsità di personale, si poteva evitare di cercarsi guai riqualificandolo il blocco peggio che ai tempi del sei politico, trovandosi più generali che soldati. Se non si riesce a tirare avanti con le attività ordinarie, è perché si incentiva la partecipazione a progetti keynesiani di scavare buche e tappare buche, e soprattutto ci si preoccupa troppo in sede locale di garantire a priori che tutti i dipendenti partecipino, lottizzando i fondi da distribuire senza la minima considerazione di razionale gestione delle risorse umane.
In base al recente contratto integrativo del Mibac, se io copro la fascia antimeridiana e il mio compare quella pomeridiana non abbiamo l'indennità di turno, che è invece erogata se facciamo metà e metà, senza il minimo vantaggio per il servizio. E sarebbe da vedere in quante biblioteche i turnisti sono veramente tali, stabilendo per ogni fascia oraria quanti ci devono essere profilo per profilo, o invece ci si distribuisce a casaccio su due fasce, garantendo magari la continuità solo dell'apertura pura, ma non dei singoli servizi".
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[ Vedi: http://amibiblioblog.wordpress.com/2009/12/15/appello-al-capo-della-stato-per-la-bncf/#comment-359 ]
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"Non sembri proposito troppo modesto e rinunciatario chiedere che le istituzioni librarie ritornino a prender coscienza della loro origine e dei loro compiti fondamentali. Parrà strano doverlo ricordare, ma le biblioteche sono istituite ad esclusivo uso e beneficio dei lettori. E che cosa chiede il lettore?
Anzitutto di avere a disposizione il maggior numero possibile di libri: di libri ben rilegati, completi, senza macchie e sottolineature; poi cataloghi rigorosi per autore e soggetto, e largo corredo di opere di consultazione; poi vorrebbe la massima speditezza e il minimo di formalità per ottenere i volumi in visione; infine, spazi adeguati, silenzio profondo, e soprattutto tempo, tanto tempo a disposizione per leggere.
Esiste purtroppo una legge generale delle istituzioni, un loro destino inesorabile, un vero e proprio teorema, che impone il loro allontanamento progressivo – lento dapprima, poi progressivamente accelerato – dai propri compiti primari, cioè dalle finalità che ne avevano ispirato l'instaurazione. Tutte le risorse tendono così a concentrarsi nel perpetuare la propria immobile esistenza, nell'auto-riprodursi all'infinito. Una variante consueta è quella della ricerca di altri scopi più o meno collaterali, ma molto più gratificanti o evasivi, quale pretesto per distogliere personale e mezzi dal grigio e dimesso compito istituzionale, sempre più sentito come fastidioso e fuorviante...
Questa tendenza vi si manifesta nel percepire progressivamente il lettore come un corpo estraneo e irritante, un disturbatore da espellere o almeno da scoraggiare con tutti i mezzi, in modo che nulla turbi il perfetto equilibrio dell'inerzia. D'altro canto è innegabile che « vista dall'interno », una astratta biblioteca ideale è quella in cui tutti i libri sono in bell'ordine negli scaffali, il portone chiuso, i lettori assenti...
Resta però il fatto che, se non ci fossero i lettori, si potrebbero abolire le biblioteche, perché le biblioteche sono istituite a beneficio dei lettori e non viceversa...
Però il sistema globale è distorto. Bisogna recuperare la precisa consapevolezza – e la inseparabile tensione morale – del fatto che la biblioteca è istituita al servizio dei lettori, che senza lettori è inutile, che alla lunga si perderebbero anche i posti di ruolo e gli stipendi, perché ha sempre meno senso mantenere in funzione biblioteche sempre più impraticabili."
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[ Luigi Firpo, Biblioteche e Università. «Accademie e Biblioteche d'Italia» (1979) 1-2, p. 63 - 66 ]
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"Quel che figura nei rispettivi OPAC o in SBN rappresenta una minima parte delle raccolte più pregevoli. In verità, purtroppo, le biblioteche sono in larga parte ancora giacimenti dell‟ignoto, e quel che serve sono catalogazioni e indicizzazioni delle raccolte e delle edizioni antiche … Quel che va fatto è anzitutto cercar di conoscere – in termini culturali, bibliografici, e catalografici – l‘esistente …
Non poca responsabilità ricade su quelle istituzioni, come le biblioteche e gli archivi, che, se dispiegassero i corpi delle proprie raccolte e ne consentissero una penetrazione più compiuta e capillare, non potrebbero non stimolare ed indurre un allargamento degli orizzonti relativi agli interessi ed agli studi storici, letterari, e disciplinari sul passato"
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[ Alfredo Serrai, Il Bibliotecario - III serie, 2009 ]
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... ( segue ) ...
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Biblioteca Nazionale Centrale Firenze

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 http://libroinbiblioteca.blogspot.com/2010/08/portiamo-le-biblioteche-finalmente-tra.html
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VIDEO :
Il nome della rosa. Lo Scriptorium - "Voglio vedere quel libro!"
Il nome della rosa. "Brucia la biblioteca!"
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... ( e ancora ) ...
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[ Desiderio Chilovi, 1867]
 "Il bibliotecario non abbia libertà sconfinata di fare e disfare ... ...
 ... la biblioteca non deve essere in sua assoluta balia" ... ...
ecc. ecc.:
http://libroinbiblioteca.blogspot.com/2010/06/la-danza-del-bibliotecario-tra-cattedre.html
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