domenica 28 agosto 2016

LA BIBLIOTECA e la sua negazione

Ultima integrazione 26/12/16 

"Volentibus"

The reader may go from book to book, like a butterfly, and extract a phrase before dipping into another and another volume. “One book calls to another unexpectedly,” Manguel writes, “creating alliances across different cultures and centuries" 
(Alberto Manguel,




BIBLIOTECA. Sost. femm. Luogo dove sono raccolti ordinatamente libri e manoscritti , e Gli stessi libri o manoscritti raccolti insieme , a fine di studio , e per lo più ad uso del pubblico. Dal gr. [...]. 




LEGGERE nella BIBLIOTECA delle OBLATE :
OSSERVAZIONI e RICHIESTA di CHIARIMENTI

Buongiorno.

Vorrei portare a conoscenza della Direzione Cultura del Comune di Firenze la mia esperienza e le mie perplessità nell'utilizzo dei servizi della nuova Biblioteca delle Oblate.

Premetto che, come la maggioranza dei cittadini, non ho molto tempo libero. Per questo ho molto apprezzato il grande impegno di risorse e personale con cui il Comune ha reso possibile aprire alla città l'intero edificio che ospita la Biblioteca Centrale di Firenze. Ancor più perché ricordo che prima del 2007 gli spazi accessibili di quel palazzo erano pochi, limitati al piano terra dove vi era la Biblioteca di S. Egidio, aperta non oltre le ore 19 circa. Oggi invece la biblioteca si estende sui tre piani del bel ex-convento trecentesco delle Oblate e resta aperta dalle 9 alle 24.
Ormai quando sono in centro passo comunque dalle Oblate, anche solo per godere dell'atmosfera del cortile interno e della vista del “cupolone” dalla terrazza del secondo piano. Da lassù spesso ridiscendo con calma, soffermandomi nei diversi ambienti della biblioteca, fino all'emeroteca al piano terra, dove si possono sfogliare i giornali.
Ma proprio le enormi possibilità e potenzialità che ha oggi la nuova, grande e bella biblioteca rendono poco giustificabili alcuni aspetti negativi, che proverò a mettere in evidenza.


Secondo piano. Il secondo piano offre una luminosa sala con tavoli, sedie e moquette (ereditata dalla ludoteca che inizialmente era il questa sala), dove si concentrano prevalentemente gli studenti per ritrovarsi e approfittare delle comodità per leggere i propri libri o appunti per gli esami. In questa sala studio è presente anche del personale, forse per sorvegliare i libri a scaffale aperto, che qui però sono pochi. Si può leggere (o conversare) anche all'aperto - temperatura permettendo - sui tre lati della terrazza tra la sala e il bar, grazie a piccoli tavolini sparsi qua e là.

Al secondo piano non è difficile incontrare due tipi di problemi.
1. Non sempre si trova un posto libero in sala studio: i posti di lettura sono insufficienti per la quantità di persone che la struttura attrae (nonostante in anni recenti l'Università abbia ampliato i propri spazi).
2. La terrazza (forse anche come conseguenza del primo problema) può lasciare sconcertati per la facilità con cui può trasformarsi in un ambiente caotico, fino ad assumere l'aspetto di un “bivacco” con persone sedute a terra e appoggiate ai muri (soprattutto quanto il clima è mite).
Mi è anche capitato di imbattermi in persone con cani (presenze che sollevano dubbi sulle condizioni igieniche) i quali quando si avvicinano tra loro abbaiano: rumori sicuramente sentiti anche in sala di studio. E in questi casi limite non ho visto intervenire nessuno della biblioteca.


Primo piano. Al primo piano vi sono la maggior parte dei servizi. In tre ampie sale si possono trovare i libri contemporanei a scaffale aperto, insieme a cd e dvd e il personale per le relative informazioni e il prestito, nonché i computer per navigare su internet.
Paradossalmente però per la lettura, nelle tre sale comunicanti ci sono in tutto solo un paio di tavoli da sei posti e qualche tavolino di quelli che può ospitare solo una persona. Si ha quindi l'impressione di essere invitati non tanto a fermarsi a sfogliare e leggere quei libri, ma a sceglierne qualcuno dallo scaffale per prenderlo in prestito e leggerselo a casa propria.
Di fatto il primo piano funziona prevalentemente come un internet point e come un grande ufficio per il prestito di libri, film e musica, aperto e presieduto dal personale fino a mezzanotte (il lunedì aperto solo nel pomeriggio).
Vi sono poi dei divani e delle poltrone dove (anche perché da sempre, giustamente, per non disturbare chi legge in nessuna biblioteca si può chiacchierare) di fatto si riproduce in peggio l'effetto “bivacco” del secondo piano: sono utilizzati da persone che dormono in biblioteca. In più di un'occasione e non di rado mi sono addirittura imbattuto in delle zone della sala pesantemente maleodoranti (le prime volte, non rendendomi conto da dove provenisse quel quasi insopportabile cattivo odore, chiedevo al personale perché non si riparasse urgentemente il gabinetto!). Anche in questi casi non ho visto intervenire nessuno della biblioteca.

Nelle sale al primo piano, quindi, pur essendoci molti libri della biblioteca ci sono pochissimi tavoli e qui è ancora più improbabile che al secondo piano trovare libero un posto per leggere.
Ma è anche difficile trovare libera una postazione internet. Questo anche se ci si ferma ad aspettare e nonostante ogni utente, inserendo il proprio numero di tessera, non possa restare collegato più di un'ora al giorno. Più di una volta mi è capitato che il mio tempo finisse (il pc si disconnette automaticamente e senza preavviso) ma alcune persone arrivate prima di me continuassero a utilizzare facebook o a navigare: viene il dubbio che quella procedura informatica possa essere facilmente aggirata in qualche modo. Sarei grato a questa Direzione se potesse verificare ed eventualmente intervenire in modo opportuno. Infine, non tutti i pc sono collegati alla stampante.


Piano Terra. Il piano terra, dopo il recente ampliamento del 2013, ha una logistica che appare irrazionale. Per entrare in biblioteca si è obbligati a entrare dal giardino laterale e passare davanti alla nuovissima e bella ludoteca per poi attraversare la stanza di passaggio dove all'occorrenza due o tre dipendenti realizzano “l'accoglienza”. Il nuovissimo ingresso di fatto ha artificiosamente allungato il percorso del visitatore (soprattutto di quello non occasionale, che non ha più bisogno della “accoglienza”) e rende scomodo arrivare al cortile centrale, da dove si possono raggiungere gli ambienti della biblioteca. Non a caso molti preferiscono passare sotto il nastro della più centrale “uscita” di sicurezza di via dell'Oriolo (ossia l'entrata delle nuove Oblate fino al 2013), da dove con pochi passi si è nel cortile interno. Altri si affacciano alla vetrata dell'uscita di sicurezza sul lato opposto del palazzo (in via S. Egidio) e probabilmente si chiedono come mai non sia più possibile entrare anche da quella porta, che è adiacente alla Biblioteca del Risorgimento e più vicina sia alla fermata dell'autobus che a un parcheggio motorini più ampio di quello in via dell'Oriolo.

Una volta familiarizzato con i vari percorsi e ambienti si realizza che, tra l'altro, al piano terra vi sono due grandi sale. Queste però restano la maggior parte del tempo chiuse e inutilizzate (in attesa della presentazione di un libro o di altre attività accessorie e occasionali). Si tratta delle cosiddette “sale conferenze”. In realtà solo quella aperta dopo l'ampliamento del 2013 (accanto alla stanza per l'accoglienza) è una vera e propria sala conferenze. L'altra (a cui si accede dal cortile centrale) è la ex-“sala lettura” della vecchia Biblioteca di S. Egidio (che frequentavo da studente), dove all'occorrenza venivano tolti i tavoli per mezza giornata per ospitare gli eventi accessori, con gli ospiti sul piedistallo in legno in fondo alla sala. Entrambe le sale conferenze hanno l'impianto audio. Quella più recente ha anche un impianto video. Entrambe sono piene di sedie, circa 140 in ciascuna. L'ex-sala lettura poi ha ancora le pareti tipiche di una biblioteca vera e propria: con armadi in legno che lasciano vedere i “vecchi” libri chiusi a chiave. Ha ancora il piedistallo in legno per gli ospiti occasionali, ma i tavoli per la lettura sono inspiegabilmente spariti.

In pratica oggi la grande Biblioteca delle Oblate di tre piani ha lo stesso numero di posti di lettura (per i libri propri) della piccola Biblioteca di S. Egidio: si è creata una nuova sala lettura al secondo piano ma allo stesso tempo nella sala lettura storica non si può più leggere.


Piano Terra - Sala consultazione o “sala Balducci”. Questa è la zona dove proprio non sono arrivati i benefici degli ingenti lavori (quelli inaugurati nel 2007 e nel 2013) per la “modernizzazione” della Biblioteca Comunale Centrale di Firenze [e mi pare indicativo che in rete non si trovino immagini della sala consultazione]. Come tanti anni fa, è solo in “sala consultazione” che è possibile scoprire e leggere le raccolte storiche, significativo punto di riferimento per lo studio della realtà civica di Firenze tra '700 e '900 (cito dall'art. 2 dell'ultimo regolamento della biblioteca, del 2001). Inoltre, ciò si realizza solo per quei pochi cittadini che riescono a liberare la mattina dagli impegni di lavoro o che comunque hanno molto, molto tempo libero per adattarsi agli orari del servizio.

La sala Balducci (tra la ex-sala lettura e il magazzino librario) è sostanzialmente rimasta com'era. Una “triste” saletta con meno di 40 posti di lettura, non raggiunta dal segnale wifi della biblioteca.
Già per entrare, si rischia di imbattersi in un disservizio a cui andrebbe trovato rimedio con una soluzione più ragionevole. Giustamente si devono lasciare le proprie borse all'esterno della sala. Ma gli armadietti richiedono l'inserimento di un euro nello sportello (immagino come cauzione per la chiave) e se l'utente non ha monete il personale non ha modo di aiutarlo: si è invitati a salire al secondo piano per cambiare i soldi al bar interno!
In sala, poi, quando qualcuno ha bisogno del lettore dei microfilm viene spenta la luce sopra l'intera fila di tavoli sulla sinistra [guardando dall'ingresso], perché quell'apparecchio è in una posizione che subisce il riflesso della luce. Ancora, qui i computer disponibili sono meno di una manciata, privi della possibilità di navigare su internet: collegati solo al catalogo elettronico. Se si ha necessità di internet bisogna salire al secondo piano, sempre che si trovi un computer libero e non sia esaurita l'ora giornaliera associata alla propria tessera (ora che la procedura concede all'utente dal primo secondo in cui si collega e senza sospensioni, non tenendo conto del tempo effettivo: se alle nove si naviga per soli 10 minuti, dalle dieci fino a mezzanotte non si potranno più sfruttare i 50 minuti residui!).
Ma l'aspetto più disfunzionale sono gli orari. Se chi vuole utilizzare la Biblioteca delle Oblate per leggere il libro che si porta da casa, oppure per un caffè, per dormire o per passeggiare (magari con i cani) la trova aperta dalle 9 alle 24, coloro che desiderano conoscerne il “patrimonio librario” che custodisce devono invece riuscire a liberarsi dai propri impegni dalle 9 alle 14 (e fino alle 17 solo in un paio di giorni della settimana, mentre il lunedì la sala è chiusa).
Di fatto l'orario settimanale attuale è lo stesso e peggio distribuito (meno possibilità sul pomeriggio) di quello che questa biblioteca offriva al momento della sua fondazione, un secolo fa. Sul primo regolamento, del 1913, si può leggere che la biblioteca restava aperta per sei ore, cioè dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17.
L'organizzazione della biblioteca appare ancora più irrazionale se si pensa che la sala Balducci (e l'attigua ex-sala lettura, nel caso ci sia una presentazione di libri) restano comunque aperte, con la presenza di personale, fino alle 19. Solo che allo scoccare delle 14 la sala “consultazione” si trasforma improvvisamente (direi, come la carrozza di Cenerentola) in sala “studio”:
ossia i libri della biblioteca devono essere riconsegnati, vengono rinchiusi nel magazzino e la sala si può utilizzare solo per leggere i libri portati da casa (il cosiddetto servizio per la “pubblica lettura”, che non dovrebbe esaurire le funzioni di una biblioteca pubblica o essere il servizio prevalente e che sarebbe meglio definire “lettura privata in luogo pubblico”).

Mi chiedo a questo punto se questa Direzione Cultura sia d'accordo con il Legislatore italiano nel definire cosa sia una biblioteca e su quali siano gli obiettivi principali che debba perseguire chi la amministra:

Articolo 101 Istituti e luoghi della cultura. Si intende per “biblioteca”, una struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme organizzato di libri, materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la consultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio.
Articolo 102 Fruizione degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali ed ogni altro ente ed istituto pubblico, assicurano la fruizione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi indicati all’articolo 101 (Codice dei Beni Culturali. 2004).

Sono cosciente, per quello che ho potuto leggere in altre biblioteche, che i bibliotecari più “aggiornati” e “alla moda” aggiungono (direi arbitrariamente) a questa definizione di biblioteca (ritenuta ormai obsoleta) tutta una serie di servizi diversi da quelli per la lettura delle raccolte che custodiscono. Ma anche chi dovesse sposare questo discutibile approccio non dovrebbe farsi prendere la mano fino a confondere i servizi principali ed essenziali (quelli per la lettura, in particolare delle raccolte appositamente conservate) con quelli accessori ed eventuali.

Nel caso specifico della Biblioteca delle Oblate un sintomo di questa tendenza verso l'eterogenesi dei fini delle biblioteche è proprio quello accennato all'inizio della malintesa accoglienza dei cosiddetti “barboni”, lasciati a dormire (o abbandonati) sui divani. Come accennavo, ho chiesto spiegazioni al personale al pubblico e a quello degli uffici interni, sul perché non si intervenisse, o non si chiedesse il supporto di altri uffici e competenze del Comune e non solo (assistenti sociali, la Caritas, ecc.). Mi è stato semplicemente risposto che chiunque ha i miei stessi diritti di usare la biblioteca: forse un velato invito ad allungarmi sul divanetto per farmi un pisolino?
Sul momento sono rimasto sorpreso ma, ripensandoci, credo di essermi imbattuto in una bibliotecaria ben preparata e aggiornata sulle ultime “mode” della sua disciplina. Mi ha infatti ricordato un libro di biblioteconomia dove candidamente si teorizza:

L’obiezione di molti colleghi è: «Che ne sarà della specificità della biblioteca? Noi non siamo un consultorio, né un ufficio postale, né una sala giochi, né un rifugio per i senza tetto». Hanno ragione, ma la realtà è che dovremo diventare anche tutto questo (Antonella Agnoli. Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà. Roma-Bari, Laterza, 2010, p. XIV).

Chiedo a questa Direzione se sottoscriva o meno un tale approccio o se ritenga di dover intervenire in modo opportuno.
Personalmente credo invece che si tratti di una “lettura” miope sia delle esperienze di altri paesi sia del concetto tutto italiano di “Biblioteca Pubblica”, la quale non può essere assimilata a un “centro sociale autogestito”. Intendo dire che in questo contesto specifico ogni cittadino ha sicuramente pari diritti degli altri ma in qualità di utente e soprattutto lettore, non per qualsiasi attività abbia voglia di svolgere negli spazi della biblioteca. In questo senso mi pare possa interpretarsi anche l'articolo 16 dell'ultimo regolamento approvato dal Consiglio comunale: A tutti gli utenti è rigorosamente vietato: fumare in qualsiasi ambiente della Biblioteca e consumarvi cibi e bevande; entrare o trattenersi nella sala di lettura per semplice passatempo o per fini estranei allo studio (...).
Certo che, al di là dell'esempio specifico, riuscire a “promuovere” (art. 9 della Costituzione), a far conoscere, sfogliare, leggere, approfondire e confrontare, ecc., i “fondi storici” (come quelli oggi esiliati in sala Balducci) è un obiettivo ben più arduo del creare un flusso generico di persone in un posto comodo e gratuito per definizione (Articolo 103 Accesso agli istituti ed ai luoghi della cultura. (…) L'accesso alle biblioteche ed agli archivi pubblici per finalità di lettura, studio e ricerca è gratuito). Ma questa difficoltà non può giustificare l'impiego per qualsiasi attività di svago delle risorse pubbliche destinate alle biblioteche e alla lettura.
Non credo sia necessario dilungarmi oltre sulla “specificità della biblioteca”. Ma rinvio questa Direzione a un articolo del National Geographic disponibile in rete,


Altre biblioteche: Biblioteca del Risorgimento e Biblioteca della Colombaria. Cito (e sottoscrivo) l' Introduzione di un “rapporto” di quasi 25 anni fa dal titolo significativo, conservato in tre copie nei magazzini delle biblioteche delle Oblate, della Colombaria e dell'Archivio Storico di Firenze:

Nei mesi scorsi sono stati fatti passi importanti (…) Ha avuto inizio l'opera di riordinamento della Collezione di Miscellanee e sono stati presi accordi per l'automazione della gestione bibliotecaria, con l'adozione del sistema UOL [il software sviluppato dalla Biblioteca Nazionale di Firenze]. (...)
La Biblioteca Comunale Centrale (…) attualmente funge quasi esclusivamente da sala di lettura. Gli utenti arrivano con i propri libri e usufruiscono soltanto in minima parte dei servizi offerti dalla Biblioteca. (…)
La ridefinizione del ruolo della Biblioteca (…) deve a nostro avviso andare nella direzione di una maggiore specializzazione sulla storia socio-politica ed economica di Firenze (…) Inoltre, (...) all'interno del complesso delle Oblate (...) La Società toscana di Scienze e Lettere 'La Colombaria' potrebbe contribuire a completare la documentazione sugli aspetti letterari e scientifici, mentre la documentazione in possesso della Biblioteca della Società toscana per la Storia del Risorgimento, concentrata soprattutto sul periodo preunitario, rappresenterebbe un'utile integrazione per il periodo del primo Ottocento. (…)
Attraverso una più stretta collaborazione tra le tre istituzioni bibliotecarie presenti nel complesso delle Oblate sarebbe anche possibile coordinare la politica degli acquisti, evitando l'acquisto di doppioni e liberando così fondi per l'acquisto di studi più specializzati.
Per arrivare a una simile conclusione il Comune di Firenze dovrebbe però svolgere un ruolo più attivo. (Bruno P. F. Wanrooij. La Biblioteca Comunale Centrale di Firenze. Inventariazione e valorizzazione del patrimonio librario. Novembre 1991).

Aggiungo un'osservazione sul dettaglio del riferimento al sistema UOL (conosco abbastanza bene la BNCF). Quel sistema (come la sua evoluzione oggi in uso) richiedeva al lettore l'inserimento (a video) del solo n. di tessera personale superando l'onere della compilazione a mano delle scheda cartacea (una per ogni libro richiesto) con i dati già presenti nel catalogo elettronico e nella banca dati delle tessere della biblioteca. Tali adempimenti sono invece ancora indispensabile in Sala Balducci. Tra l'altro quella procedura semplificata del sistema UOL assicurava dei vantaggi anche per l'amministrazione, nel senso di una maggiore sicurezza nel registrare e conservare la documentazione sugli spostamenti dei libri consegnati al pubblico e nel collegare questi con i dati personali del lettore.

Sul rapporto tra le tre biblioteche ospitate nel complesso delle Oblate, rilevo che oggi la situazione è ancora quella descritta dal Dott. Wanrooij.
La Biblioteca del Risorgimento si trova in un angolo oggi non più di passaggio (da quando si è chiuso l'ingresso da via S. Egidio) alle spalle del nuovissimo “punto di accoglienza”. È aperta prevalentemente il pomeriggio, ha pochissimi tavoli e spazi ristretti che la disponibilità del personale non può compensare. Resta sconosciuta ai più e sicuramente scoraggia il fatto che la porta è chiusa e per accedere occorre suonare un campanello (probabilmente per esigenze di sorveglianza perché in questo caso sala lettura e magazzino coincidono). Al suo interno si possono vedere anche oggetti e manifesti storici “nascosti” dove si è trovato uno spazio libero e che la nuova e grande Oblate potrebbe forse contribuire a valorizzare in modo adeguato.
Per gli utenti delle Oblate La Colombaria, pur avendo in uso alcuni locali attigui concessi dal Comune, è solo una stanza per convegni visibile, tramite una porta a vetri, dal cortile centrale e ha l'ingresso all'esterno in via S. Egidio. La sua biblioteca apre prevalentemente la mattina e – a parte la presenza nel catalogo collettivo - non ha alcun rapporto con le Oblate (il personale della “accoglienza” non è in grado di fornire informazione sulle attività che svolge l'Accademia).
Entrambe queste due biblioteche hanno scarsa disponibilità di personale.

Il discorso del Dott. Wanrooij potrebbe oggi essere esteso alle numerose raccolte librarie sparse nelle “bibliotechine” delle città (alcune delle quali indicate nel catalogo collettivo). Immagino che ricevano fondi pubblici per conservare le loro raccolte ma quelle “biblioteche” restano di fatto sconosciute o inaccessibili per orari e servizi. Addirittura, alcune richiedono all'eventuale visitatore un preventivo appuntamento telefonico. La loro “vita autonoma” forse accontenta interessi particolari o forse è solo un sintomo di abbandono di quei libri, ma sorge il dubbio che possa causare e abbia già determinato (come già rilevato nel 1991) una inutile dispersione di risorse pubbliche.


Arrivo alle conclusioni con un paio di riflessioni in particolare sui servizi per la lettura, pur non conoscendo e non potendo tener conto dei vincoli e delle problematicità che l'amministrazione dovrebbe superare per metterle in pratica.
In primo luogo, viene spontaneo immaginare la qualità del servizio che si raggiungerebbe se la ex-sala lettura fosse destinata a sala consultazione comune delle tre biblioteche (magari acquistando ulteriore spazio cedendo il “piedistallo” per gli ospiti delle presentazioni dei libri alla nuovissima sala convegni). Dove poter consultare simultaneamente e in orari più estesi tutto il “patrimonio librario” pubblico o di rilevanza pubblica presente nel complesso delle Oblate. Se necessario, recuperando il personale necessario alla futura grande sala consultazione sia dalla sala lettura al secondo piano (dopo aver concentrato al primo l'esigua raccolta a scaffale aperto da sorvegliare), sia dall'emeroteca (dove forse la video-sorveglianza dal punto “accoglienza” potrebbe essere sufficiente), sia coinvolgendo il personale delle altre due biblioteche interessate.
Riguardo invece ii problema del numero insufficiente di posti per la lettura dei libri propri, viene da chiedersi se sia possibile per l'amministrazione aumentare il numero di tavoli nelle tre stanze al primo piano e installare nella nuova sala conferenze dei tavoli da spostare quando vi siano degli eventi in programma (come già in uso nella Biblioteca di S. Egidio).

Infine vorrei far notare che il regolamento della biblioteca in vigore andrebbe aggiornato perché non aiuta a disciplinare le attività nella nuova biblioteca. Risalendo al 2001 non può nemmeno tener conto dell'esistenza di spazi al primo e secondo piano, di una ludoteca e di due sale “conferenze”. Anzi, al limite, l'art. 16 non autorizzerebbe la trasformazione permanente della sala lettura in sala conferenze:

In caso di svolgimento di conferenze programmate dalla Biblioteca, gli utenti sono tenuti a lasciare libera la sala di lettura almeno due ore prima dell'orario di inizio della manifestazione

Con riferimento alla modalità di fruizione delle opere conservate, vi è poi un evidente errore nel testo scaricabile dalla 'pagina' “Regolamenti – Lettera B” del sito del Comune. L'art. 22 recita:

Sono escluse dal prestito le seguenti opere: i manoscritti (…).
I manoscritti, le pubblicazioni antiche, rare e di pregio e le opere in cattivo stato di conservazione sono date in visione a tutti gli utenti interessati, per finalità di studio, eventualmente sotto diretta sorveglianza del personale della Biblioteca.

Mentre nel precedente art. 22 del regolamento del 1996 più correttamente si legge:

Sono escluse dal prestito le seguenti opere: i manoscritti, (…) le opere in cattivo stato di conservazione.
Le opere escluse dal prestito, per motivi di conservazione, sono date in visione a tutti gli utenti interessati, per finalità di studio, sotto diretta sorveglianza del personale della Biblioteca.

Comunque il regolamento vigente è di difficile reperimento e non è quindi conosciuto dagli utenti (e, mi è parso, neanche dagli impiegati al pubblico). Cosa che invece sarebbe utile. Ad esempio in emeroteca, si eviterebbe qualche spiacevole malinteso con quei lettori che amano leggere un quotidiano dalla prima all'ultima pagina, se solo si evidenziasse in avvisi posti sui tavoli l'art. 18:

La consultazione dei quotidiani del giorno è limitata a trenta minuti ciascuno.



Su tutto questo, in particolare sui problemi in cui possono facilmente imbattersi gli utenti-lettori della nuova Biblioteca delle Oblate, della Biblioteca del Risorgimento e della Biblioteca della Colombaria sarei lieto di ricevere le considerazioni della Direttrice Farsi e del Presidente Rogari.



Berardino Simone
dinosimone AT virgilio.it
Firenze. 30/11/2015

Tessera SDIAF n. - - -. 






Gentile sig. Berardino,

ho ricevuto la sua lettera ricca di riflessioni e proposte. La ringrazio quindi per il contributo a migliorare i servizi e la biblioteca nel suo insieme.
[...] 
Le invio alcune risposte  in merito ad alcune delle sue segnalazioni inerenti la distribuzione degli spazi.
[...]
Gli orari del servizio di consultazione sono ridotti rispetto all'orario di apertura della sezione in seguito alla riorganizzazione del personale e all'apertura delle nuove sale. Per garantire il servizio di consultazione e al contempo la salvaguardia e la tutela del patrimonio sono necessarie diverse unità di personale (recupero del materiale nel magazzino, presidio del front office, sorveglianza del patrimonio in sala) che non sono disponibili per tutto il periodo di apertura della sala
[...] 
Concludo  confermando che la Biblioteca delle Oblate è un luogo di pubblica lettura ad accesso libero,  aperta a tutti. 

Cordiali saluti 
Il Direttore
Direzione Cultura e Sport 
[14/3/2016]



I nuovi volti della biblioteca pubblica

Presentazione 
del volume
(...) Le biblioteche si sono così trasformate da ricettacolo della cultura "alta", in avamposti sociali della crisi.
(...) Queste nuove biblioteche contribuiscono ad animare i territori a livello culturale e sociale e a migliorare la qualità di vita dei cittadini, rimodellandosi con la società stessa. (...).
QUI:




  ... Continua :


MA PERCHÉ LE BIBLIOTECHE 
SONO INSODDISFATTE 
IN QUANTO BIBLIOTECHE?


(...) Ma c’è un cono d’ombra in tutto questo: se guardo ai numeri e alle tipologie dei frequentatori delle mostre, questi ultimi non appartengono quasi mai ai “lettori”, sono persone che frequentano la biblioteca solo in occasione delle mostre, in pratica tutte le risorse riposte nell'attività espositiva non hanno prodotto nuovi “lettori”, ma solo un altro pubblico che sembra impermeabile alla missione prima di ogni biblioteca. (...)
Da questo punto di vista ritengo, per esempio, che gli “Incontri con l’autore” organizzati mensilmente a Udine dalla Biblioteca Civica “Joppi” nella Sala Ajace (e quindi fuori dagli spazi bibliotecari), ampia, centrale e dotata di ogni confort tecnico-audio, sono le migliori risposte alla domanda iniziale: le cosiddette attività culturali, e particolarmente le conferenze, non hanno nulla a che vedere con quanto si svolge in una biblioteca, essendo normali attività di relazione che possono (e devono) essere ospitate in spazi non bibliotecari, per non nuocere alla vera attività bibliotecaria la quale risiede essenzialmente nell'allestimento di procedure di acquisizione e di mediazione bibliocatalografica. Primo compito del bibliotecario è infatti la costruzione (e la pubblicazione) di inventari, cataloghi e bibliografie, che sappiano rendere meno aleatorie e difficoltose le ricerche dentro i multiformi depositi delle memorie registrate, alle piazze del sapere fanno quindi da contraltare le mappe del sapere (...) A mo’ di conclusione mi piace riportare questo passo di Valentino Romani estratto dal saggio citato in precedenza: “Una biblioteca che cerchi visibilità nelle mostre [ma in generale nelle attività culturali, ndr] suggerisce in filigrana il fallimento dei propri obiettivi istituzionali. (...).
(Marco Menato Direttore della Biblioteca Statale Isontina. 20/09/2011)




Che significa biblioteca? ... biblioteca investe una molteplicità di significati ed implica quindi modelli diversi; sicché (...) il discorso deve di volta in volta scandagliare struttura fisica, funzione, ideologia di quella ch'è a fondamento di qualsiasi modello di biblioteca, una raccolta di libri, reale o pensata, sostenuta da un progetto che la disegna, anticipa, provoca (...) 
Libri, libri, libri. Senza libri nessuna biblioteca è possibile 
(Guglielmo Cavallo, 1988) 




Dell'uso pubblico della biblioteca – Tutte le belle parole altisonanti sull'utilità e sul valore che hanno le biblioteche per la scienza diventano vuote e vane quando l'uso nel locale stesso è limitato a breve tempo ... È uso nelle grandi Biblioteche di tenere aperte le sale di lettura ogni giorno… da 4 a 6 ore, ed anche più. Certamente parrebbe che questo tempo dovesse bastare, se non fossero state scelte certe ore del giorno, in cui per l'appunto una gran parte del pubblico, che ha più spesso bisogno di frequentare la Biblioteca, pe causa dei propri impegni particolari non può approfittarne 
(Julius Petzholdt. Manuale del Bibliotecario, 1894)




Tribuna aperta

... Mentre gli scritti sulla "biblioteca pubblica" stupiscono per il loro numero e per le fantasiose proposte di innovazioni, sulla biblioteca di "conservazione" (come dice il nome stesso) vi è assoluta mancanza di nuove idee su come realizzare (impegnativi) servizi per i lettori, capaci di "valorizzare" il patrimonio librario custodito. 
A cominciare dalla sperimentazione di aperture nel secondo pomeriggio e serali. In questo caso chiunque può verificare con immediatezza (sui siti delle biblioteche di tutta Italia) che i bibliotecari evitano il più possibile di garantire aperture al pubblico nelle fasce orarie pomeridiane e serali (...) Gli orari di apertura, come tutti i servizi offerti da una biblioteca "di conservazione", compresi quelli che ai non "esperti del settore" possono apparire pratiche assurde o gravi "disservizi" (fino ai costi esosi delle riproduzioni dei libri: rinvio a Fotografie libere per i beni culturali <https://fotoliberebbcc.wordpress.com/>), sono esempi di una secolare "professionalità" : 

... Nel caso che per la lettura sieno permesse le ore della sera, quali ne sono i vantaggi e quali gli inconvenienti? I bibliotecari più autorevoli hanno trovato e confermato in questo permesso tali inconvenienti da superarne i vantaggi. (…) Si osservò che particolarmente nelle grandi biblioteche, le quali contengono opere preziose e rare, le ore della sera non sono adatte alla lettura. Esse favoriscono principalmente le letture frivole ed il guasto dei libri, e quindi dovrebbero venir soppresse. All'incontro devesi raccomandare l'aumento delle biblioteche scolastiche, professionali e popolari. Particolarmente queste ultime dànno eccellenti risultati. È mirabile il vedere il rispetto col quale il povero, il semplice operaio riceve il libro che gli viene affidato (...) 
(Congresso statistico di Firenze 1867)  ... . 




BIBLIOTECA NAZIONALE
IL REGOLAMENTO
ART. 22
(...) Per la consultazione dei manoscritti è richiesta la lettera di presentazione di un docente universitario italiano o straniero o del responsabile di un ente qualificato italiano o straniero che attesti la peculiarità degli intenti culturali del richiedente. Il caposezione, delegato in ciò dal direttore, autorizza la consultazione delle opere che riguardano espressamente gli interessi dello studioso. Si accetta l'esplicita dichiarazione sottoscritta direttamente dallo studioso, purché circoscritta a campi di studio ben specificati, se lo studioso rientra in una delle seguenti categorie ed è in grado di documentarle: a) rappresentante del Parlamento italiano o di Stato estero o Comunità internazionale riconosciuta dal Governo italiano; b) ambasciatori, consoli, addetti culturali accreditati presso il Governo italiano; c) dirigenti o funzionari direttivi appartenenti a Ministeri dello Stato e loro enti periferici; d) dirigenti e funzionari direttivi di Regioni, Province e Comuni; e) prelati; f) docenti universitari della qualifica di direttori di ricerca; g) professori di scuole secondarie di ogni ordine, statali o equiparate; h) rappresentanti ufficiali di istituti culturali italiani e stranieri, riconosciuti dal Ministero, le cui finalità istituzionali comportino interessi e necessità di studio correlati alle peculiarità delle collezioni manoscritte e rare.
(BN Napoli)



... Alle origini della "fruizione negata del Libro" :                 

(...) 
Una democrazia per pochi. I limiti di accesso alle biblioteche statali
(30 maggio 2016) 

(...)
Ogg: RICHIESTA DI AMMISSIONE

Alla Direttrice BML.
Come richiestomi stamattina dai suoi gentili collaboratori sono a inviarle questa richiesta di ammissione alla BML.  (...) 


Ogg: R: Nuovo invio: RICHIESTA DI AMMISSIONE

Gentile Signore,
(...) avrei bisogno di sapere chi è Lei, chi è il direttore del corso universitario che segue o, altrimenti, quale progetto sta seguendo e per quale Istituzione (...) .




PER [ ... NdR ] DIMENTICARE (DI NUOVO) 
LA BIBLIOTECA DEI GIROLAMINI
di Tomaso Montanari pubblicato giovedì, 3 marzo 2016

(...) Un progetto (...) ogni anno una ventina di laureati si formi sullo studio dei manoscritti (paleografia, diplomatica, filologia), catalogando (e dunque mettendo in sicurezza) (...) 
Accanto a questo cuore pulsante, una struttura (...) dove i ragazzi delle scuole, i pensionati e i bambini possano ogni giorno partecipare a letture pubbliche, conferenze, spettacoli, caffè letterari.




Sono andato a leggermi tutta la collezione del "Piccolo" di Trieste del 1938 alla biblioteca nazionale di Roma: un'esperienza resa traumatica dal grado di inefficienza degli addetti. Il microfilm non si trova, poi arriva in ritardo, poi non è quello giusto, poi «è meglio se torna tra due settimane», poi eseguono a caro prezzo la riproduzione delle pagine ma mandano a casa quelle sbagliate.
L'inettitudine pari solo all'indifferenza per il disagio dei frequentatori era così radicata che doveva venire da lontano. Chiudendo gli occhi potevo pensare di essere in una biblioteca sovietica del 1989, quando chiunque aveva smesso di darsi da fare perché ormai crederci era da stupidi. Ma questa era Roma nel 2014 e in quell'inettitudine era racchiuso il messaggio che comunque non faceva nessuna differenza (...) Strinsi i denti. Tenendo duro
(Federico Fubini. 2014, p. 40-41)




Per una riforma del sistema delle biblioteche pubbliche statali
di Andrea De Pasquale   [Aedon, 2/2016]

Sulla base delle possibilità normative, si è provato a ragionare sui vantaggi dell'istituzione di un polo bibliotecario per le biblioteche di Roma, sotto la direzione della Biblioteca nazionale centrale. (…)  
Il modello organizzativo che si propone, in analogia con i poli museali, prevede l'affidamento della competenza di funzionario delegato al direttore della Biblioteca nazionale centrale (…) e i direttori delle altre biblioteche, dotati di posizione organizzativa, ma senza autonomia di spesa, proporranno al direttore della Biblioteca nazionale, all'interno di un consiglio di coordinamento, gli interventi che intendono realizzare (…)
Il polo permetterà (…) poi la fruizione del patrimonio in maniera integrata e condivisa, a cominciare dall'uniformazione dei regolamenti degli istituti e la redazione di un'unica carta dei servizi, portando ad una razionalizzazione delle relative procedure (...) e gli orari di apertura, spesso anche illogici (come la chiusura difforme dei pomeriggi), dovuti essenzialmente a esigenze delle turnazioni del personale, che spesso non paiono tenere in considerazione quelle dell'utenza (…) 
Il polo bibliotecario dovrà anche essere sede del Museo nazionale del libro, ancora assente in Italia, riprendendo l'antica vocazione museale delle biblioteche statali. (…)



Corriere  della Sera/13. Corriere Cultura. 21/05/1986


PROPOSTE / Come caotici e polverosi depositi di libri potrebbero trasformarsi in efficienti banche dati

Perché non affidiamo le 
biblioteche ai privati?

di VALERIO RIVA

Meno Stato e più mercato? ... Sì? E allora ecco qua un'altra proposta, urgente: privatizziamo le biblioteche...
Facciamole guidare una buona volta non più, dal principio della noia, del segreto, dello sperpero, della polvere ma dell'utilità del servizio, della convenienza del cliente, del profitto dell'imprenditore.
Sarà uno choc, al principio. E sia pure. Ma per favore, togliamole di mano più in fretta che possiamo al ministero dei Beni Culturali, alle beghine del Centro nazionale per il Catalogo Unico, alle vedove dell'Associazione Italiana dei Bibliotecari, a tutte quelle patetiche pinzochere, che da vent'anni pestano l'acqua nel mortaio ... Mandiamo le pinzochere a casa. E mettiamo le biblioteche, come si usa in tutto il mondo, in mano agli ingegneri.

Esagerati? Ma no. Fate anche soltanto l'esperimento che ho fatto io, e vi renderete conto. Andate alla Public Library di New York, all'angolo della 42th strada; e subito dopo alla Biblioteca Nazionale di Roma. Voi entrate alla Public Library di New York e nessuno vi ferma, neanche con un dito. Alla Biblioteca Nazionale di Roma dovete riempire una domanda, mostrare un documento, strisciare con la lingua penzoloni davanti a un usciere annoiato che vi scruta da dietro una garitta. Alla Public Library di New York, la prima cosa che dovete fare è andare a un tavolo con cinque monitor, digitare l'oggetto della vostra ricerca - Freud, Italy, Reagan, Petrarca - e venti secondi dopo avete una completa bibliografia scritta. Poi andate a uno sportello e vi fate dare quattro o cinque schedine ... Consegnate le schedine a uno sportello. Vi danno un numerino. Vi sedete su una lunga panca. Davanti a voi c'è un quadro luminoso. Tre o quattro minuti dopo si accende un numero, il vostro numero. Vi alzate, e vi consegnano il libro o i libri che avete chiesto.
Non avete che da leggerli (...)

Cercate di fare la stessa cosa a Roma (...)
Se protestate vi rispondono che alla Biblioteca nazionale sono stufi di avere il pubblico tra i piedi: e un giorno o l'altro chiudono e finalmente si dedicheranno a quello che è il sublime compito a cui sono state chiamate tutte quelle esimie pinzochere dallo Stato Italiano: redigere il sacrosanto, divino, irripetibile Catalogo Unico Nazionale. Cioè: niente.
Per questo sublime scopo, cioè perché voi non possiate consultare i libri, lo Stato spende da anni decine di miliardi. Il 90 per cento dei quali è sfumato ormai in stipendi (...)

Eppure Roma ha centinaia di biblioteche ... Una irripetibile fonte di energia culturale. E un grosso affare, per gente che di affari se ne intende (...)

Il patrimonio resterebbe allo Stato, all'imprenditore toccherebbe l'utile, ma anche le spese di conservazione e restauro. Lo Stato riscuoterebbe un affitto invece di profondere miliardi a vuoto. Le pinzochere si dedicherebbero ai nipotini. E io e voi potremmo finalmente leggere i libri.





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Armando Petrucci,
Funzioni delle biblioteche e diritti del pubblico, 
in, Giornate Lincee sulle Biblioteche Pubbliche Statali, 1994.